Gender gap alto nel settore Ict, l’Italia fanalino di coda in Europa
Il dato emerge dalla ricerca Women in Digital 2020 della Commissione europea. Ma nei paesi in cui il divario di genere è più forte sono più numerose le laureate in materie tecnologiche.
L’otto marzo è alle porte anche quest’anno, ma poco è cambiato sul fronte dell’occupazione femminile che, in ambito digital, rivela ancora una volta la fragilità dell’Italia, fanalino di coda in Europa nella digital society. Con quasi tre punti percentuali sotto la media, occupiamo il 25esimo posto tra i Paesi Ue, posizionandoci lievemente meglio di Grecia, Romania e Bulgaria, ma molto peggio di paesi come Finlandia, Svezia, Danimarca, Olanda e Lussemburgo, che si collocano al di sopra della media. A rivelare il dato, il Women in digital (WiD) scoreboard 2020 realizzato dalla Commissione europea.
Sebbene in certi paesi le cose vadano meglio che in Italia, a livello di media in Ue solo il 17,7% di specialisti Ict è donna; in Italia, il 14,8%.
Ma quali sono, nello specifico, gli ambiti su cui si concentra l’analisi del WiD scoreboard?
Si tratta prevalentemente di tre macro aree: utilizzo di Internet, skill legate all’uso del web e competenze specialistiche e livelli occupazionali. Gli indicatori utilizzati per effettuare la misurazione sono dodici e, per l’Italia, il gender gap è presente in ciascuno di essi.
L’evoluzione del gender gap
Se si fanno raffronti con i dati degli scorsi anni, la situazione risulta migliorata. Si è passati dal 7% al 2% di scarto per quanto riguarda l’uso di Internet: «La maggior parte delle donne (84% contro l’86% degli uomini) si collega online almeno una volta a settimana. In Italia le percentuali scendono al 72% per le donne e al 76% per gli uomini. Il 19% delle donne italiane non ha mai usato Internet (contro il 10% degli uomini)», si legge su Corriere comunicazioni. Si riscontra una differenza in negativo anche per l’utilizzo di online banking (il 43% di donne contro il 53% di uomini) e servizi pubblici online (il 31% contro il 33%). La popolazione femminile resta qualche passo indietro anche rispetto alle skill digitali di base: «Oggi il 56% delle donne europee ha competenze digitali di base (uomini, 60%) e il 31% ha competenze avanzate (uomini, 36%)». In Italia lo scenario è ancora più fosco: solo il 38% delle donne ha competenze digitali di base e appena il 19% ha competenze avanzate (uomini rispettivamente al 45% e 25%).
Del resto, è noto che le donne laureate in materie Stem siano meno degli uomini: il 12,5% contro il 18,4%. Tutto questo accade mentre dall’Europa il richiamo a fare di più è incessante. Anche parte delle risorse del Recovery fund sono destinate all’implementazione delle competenze digitali delle donne. È anche per queste ragioni che la pandemia e il relativo, repentino, ricorso alla digitalizzazione in tante attività commerciali ha duramente colpito le imprenditrici donne.
Interessante notare, tuttavia, come nei paesi in cui la disparità di genere è particolarmente elevata, aumentino le competenze digitali possedute dalle donne, come dimostra uno studio elaborato dall’Unesco in collaborazione con Equal skills coalition. Succede, ad esempio, in paesi come Tunisia, Siria e Qatar, dove la percentuale di donne che conseguono una laurea o un dottorato in ambito Ict varia tra il 50 e il 60%; è intorno al 20%, invece, in Danimarca, Francia e Inghilterra.