Gender Equality Index: sono 20 le aziende italiane inserite nella prestigiosa classifica di Bloomberg

Un panel internazionale che comprende 484 imprese a livello globale, in rappresentanza di 11 settori e 57 industrie in 50 Paesi. Tra queste sono ben 20 le realtà italiane virtuose che si sono guadagnate una nomination a fronte del loro impegno nel promuovere e sostenere l’uguaglianza di genere sia al loro interno, sia nella comunità.

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Su 484 società certificate da Bloomberg nel Gender Equality Index 2023, 20 sono italiane. La lista (che si rifà al 2021) è il risultato a cui si è arrivati dopo averne esaminate 620, appartenenti a undici settori diversi e a 45 Paesi, con una capitalizzazione aggregata di 16.000 miliardi di dollari.

Banca Mediolanum, Inwit e Saipem sono le tre società italiane che hanno fatto il loro esordio; confermate A2A, Acea, Banco Bpm, Enel, Eni, Erg, Finecobank, Hera, Intesa, Iren, Leonardo, Mediobanca, Poste, Snam, Stm, Tim, Terna e Unicredit mentre escono Falck Renewables e Atlantia, che nel 2022 hanno lasciato la Borsa.

Gender Equality Index

L’indice di Bloomberg sulla parità di genere (Gei) è stato sviluppato dalla società americana di informazione finanziaria con l’obiettivo di valutare le performance delle società quotate che si impegnano ad essere trasparenti nella rendicontazione sui dati di genere.

«La spinta generale verso l’uguaglianza è evidente dal continuo aumento della partecipazione a livello globale delle aziende (salita quest’anno dell’11%, ndr)», ha riferito a Il Sole 24 Ore Peter T. Grauer, presidente di Bloomberg, che ha aggiunto: «Il Bloomberg Gender-Equality Index rimane una risorsa importante per le aziende per identificare eventuali lacune e fornisce misure attuabili per rimodellare ulteriormente il futuro del lavoro».

I parametri

I parametri in base ai quali è stata stilata la classifica sono cinque: leadership e pipeline di talenti, parità retributiva e di genere, cultura inclusiva, politiche contro le molestie sessuali e reputazione del brand. Ma sono stati indagati anche aspetti come le diversità in tema di etnia, orientamento sessuale e identità di genere.

Importante sottolineare che tra le 484 società certificate, sono 41 quelle con un’amministratrice delegata e 50 quelle presiedute da una donna: in queste, solitamente, la rappresentanza femminile emerge.

«La diversità di genere non è un’opzione, è indispensabile ed è una questione di uguaglianza» ha detto sempre al Sole Kim Sung-tae, CEO di Industrial Bank of Korea, che ha proseguito: «La diversità di genere sarà la forza trainante per lo sviluppo sostenibile al di là del valore dell’uguaglianza».

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