Formare il futuro nell’era dell’AI generativa

L’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale Generativa di Unimarconi, con il contributo di esperti provenienti da vari settori, ha presentato alle istituzioni un documento con un’analisi approfondita dello scenario globale e italiano relativo all’AI e una serie di raccomandazioni strategiche

documento strategico dell'Osservatorio AI generativa di Unimarconi

Che l’Intelligenza Artificiale sia un argomento all’ordine del giorno lo dimostra anche il fatto che è stato scelto come tema portante della giornata che durante il G7 che si è tenuto in Puglia dal 13 al 15 giugno 2024 ha visto la partecipazione eccezionale di Papa Francesco, che nelle prime battute del suo intervento l’ha definita uno “strumento affascinante e tremendo”. 

Ed è stato anche in vista dell’importante summit che l’Osservatorio Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub di Unimarconi ha diffuso a fine maggio 2024 un documento dal titolo Formare il futuro. Strategie per lo sviluppo delle competenze chiave nell’Intelligenza Artificiale Generativa

Il documento è stato in primis inviato a tutti gli stakeholder del governo con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni, e non solo, sulla centralità di un tema che merita lo spazio adeguato nell’agenda della politica, in particolare sulla formazione delle competenze, anche alla luce del recente Disegno di Legge approvato.

“Il documento ha riscosso un immediato riscontro da parte del governo” spiega il Prof. Luigi Manuelli, presidente dell’Osservatorio di Unimarconi. “In particolare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti si è reso disponibile a instaurare un dialogo costruttivo sul tema dell’AI generativa”.

L’occasione potrebbe già essere l’evento di presentazione dell’ Osservatorio Generative Artificial Intelligence Learning and Innovation Hub in calendario per il 2 luglio 2024 a Roma, presso l’Aula Magna Unimarconi (di cui si può vedere l’agenda e iscriversi a questo link).

Focus sull’AI generativa

“Il documento – spiega il Prof. Manuelli – è un lavoro di sintesi che ha ridotto in 18 le oltre 500 pagine di contributi – e per questo ringrazio in particolar modo Stefano da Empoli, presidente di I-Com – che il nostro Osservatorio ha raccolto da tutti i suoi membri. A loro abbiamo chiesto di illustrare la visione degli enti e delle aziende che rappresentano rispetto all’Intelligenza Artificiale declinata sia nell’ambito del più complessivo scenario delle tecnologie digitali sia in quello più dettagliato dell’AI generativa. Abbiamo chiesto loro inoltre alcune valutazioni sul potenziale impatto dell’AI nel proprio settore di riferimento e quali azioni hanno messo in campo o contano di adottare per sfruttare al meglio l’AI con un focus su processi, organizzazione e competenze”. 

Il documento si apre con una descrizione del contesto generale e prosegue con un’analisi dell’AI dal punto di vista degli effetti sul lavoro, delle competenze e della formazione. “Nella prima parte del documento abbiamo fornito una descrizione sintetica dello scenario” aggiunge il Prof. Manuelli. “Senza avere l’ambizione di essere esaustivi riguardo a una tecnologia in rapidissima evoluzione, abbiamo fissato alcuni punti salienti, analizzando la situazione italiana rispetto ad altri Paesi”. 

Tra i dati riportati, vi sono per esempio quelli dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, secondo cui il mercato dell’AI in Italia varrà nel 2023 circa 760 milioni di euro, di cui la componente Generative IA rappresenterà il 5% (38 milioni di euro). Inoltre, si segnala che Anitec-Assinform, nel suo ultimo rapporto “Il Digitale in Italia,” stima un volume di mercato per il 2023 di 570 milioni di euro, con una crescita prevista costante nei prossimi anni.

“Quello che abbiamo osservato è che in Italia il mercato dell’Intelligenza Artificiale generativa è ancora di dimensioni modeste rispetto a quello più generale della digitalizzazione, ma si nota una grande accelerazione e importanti prospettive di sviluppo. Inoltre, in termini di utilizzo, abbiamo la conferma che sono le grandi aziende ad essersi mosse per prime, impiegando l’AI principalmente nei processi di produzione e successivamente in quelli di back office,” sottolinea il Prof. Manuelli.

L’impatto dell’AI sul lavoro

È indubbio che tutto questo comporta un impatto significativo sul mondo del lavoro. Il documento di analisi dell’Osservatorio pone l’attenzione in particolare su tre principali scenari.

Il Prof. Manuelli precisa: “Con l’AI si arriverà all’eliminazione di alcuni lavori, resi obsoleti dalla tecnologia, come mansioni ripetitive e routinarie. Tuttavia, l’AI sarà utilizzata anche per migliorare e supportare i lavori già esistenti, aumentandone l’efficienza e la qualità. Ad esempio, l’AI è in grado di aumentare la creatività e di supportare i processi decisionali grazie all’elaborazione di grandi quantità di dati, che spesso nelle aziende rischiano di disperdersi.”

“Il terzo impatto,” continua il Prof. Manuelli, “riguarda la generazione di nuove professioni. L’AI aprirà nuove opportunità lavorative, creando ruoli e carriere che attualmente non esistono. Esempi potrebbero includere specialisti in etica dell’AI, sviluppatori di algoritmi avanzati e analisti dei dati generati dai sistemi di AI. Questo sta già avvenendo, ad esempio, nel campo della certificazione”.

Il tema delle competenze

“È evidente,” conferma il Prof. Manuelli, “che c’è un tema di consapevolezza, ossia di comprensione anche culturale di un fenomeno come quello dell’AI. La battaglia non è quella di evitare che l’AI sostituisca l’uomo, bensì di comprendere cosa può fare e come potrà migliorare le capacità del capitale umano”.

Le aziende dovranno senz’altro puntare sulle competenze tecniche legate all’utilizzo e allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, ma per il Prof. Manuelli si tratta anche di “coltivare, attraverso un’adeguata formazione, le competenze multidisciplinari, che includono la conoscenza e la comprensione dei principi etici e normativi, soprattutto considerando quanto questi ultimi siano in continuo divenire a causa della rapidità con cui la tecnologia si sviluppa.”

Sostenibilità e inclusione 

L’Intelligenza Artificiale è spesso criticata per il suo elevato consumo energetico e idrico, che può risultare incompatibile con il Green Deal europeo e gli impegni di sostenibilità assunti dall’Europa. I centri dati e le infrastrutture necessarie per il funzionamento degli algoritmi di AI richiedono una quantità significativa di energia, spesso derivata da fonti non rinnovabili, e una grande quantità di acqua per il raffreddamento. “Questo impatto ambientale – specifica il Prof. Manuelli – solleva preoccupazioni riguardo alla sostenibilità a lungo termine della tecnologia AI. Pertanto, è essenziale sviluppare e implementare soluzioni tecnologiche che riducano la sua impronta ecologica, allineandola con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio e di utilizzo sostenibile delle risorse naturali”. 

D’altro canto, come viene riportato nel documento, l’Intelligenza Artificiale può essere uno strumento potente per promuovere la sostenibilità attraverso modelli di consumo ottimizzati ed efficienti. “Questi modelli – continua il Prof. Manuelli – aiutano gli utenti a ridurre gli sprechi energetici e a migliorare l’efficienza operativa. Ad esempio, l’AI può analizzare i dati di consumo energetico per identificare aree di inefficienza e suggerire interventi mirati per ottimizzare l’uso delle risorse.”

Non ultimo, l’Intelligenza Artificiale, specialmente nella sua forma generativa, possiede un notevole potenziale per contribuire a risolvere situazioni di disagio e di esclusione sociale. Ad esempio, molte persone con disabilità incontrano ancora notevoli ostacoli nell’esprimersi e nel connettersi con gli altri ed è in questo contesto che tecnologie avanzate come il riconoscimento vocale, la traduzione automatica e interfacce intuitive, possono migliorare significativamente le modalità di comunicazione accessibili per le persone con disabilità. 

Le “call to action” del documento 

Il documento getta soprattutto le basi per una roadmap in grado di sfruttare al meglio le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale in un contesto sociale, etico ed economico adeguato.

“È il momento della verità” sottolinea il Prof. Manuelli. “Dobbiamo ragionare come un sistema, evitando che norme e tecnologia si muovano in modo disgiunto, sia in Italia che in Europa. È fondamentale lavorare con il mondo delle aziende, supportando anche le PMI. Per questo chiediamo a Confindustria che diventi uno degli interlocutori chiave con il governo, sarà fondamentale focalizzarsi sulle competenze, promuovendo l’upskilling e il reskilling delle persone, anche attraverso il supporto dei finanziamenti. Solo così sarà possibile formare le persone al cambiamento, garantendo che l’Italia e l’Europa siano pronte a sfruttare appieno le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale.

Altro punto cruciale è quello dell’alfabetizzazione digitale. “Non è solo un tema di competenze STEM – avvisa il Prof. Manuelli -, ma anche di competenze di base nelle scuole. È necessario che le materie digitali vengano insegnate adeguatamente, il che implica la formazione degli insegnanti e la dotazione di infrastrutture necessarie, che possono essere collegate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Nella ricerca e nelle università, è fondamentale consolidare l’ecosistema collaborativo, lavorando per esempio in sinergia con gli otto competence center selezionati dal MiSE. Questo approccio permetterà di creare numerose startup e di sviluppare il know-how che potremo valorizzare a livello italiano ed europeo”.

Inoltre, l’Intelligenza Artificiale non deve essere vista solo come un obiettivo della formazione, ma anche come uno strumento per migliorare e potenziare i processi formativi e organizzativi. “L’AI può entrare nei processi delle Risorse Umane (HR), apportando significative modifiche sia nell’organizzazione interna sia nei processi di reclutamento. Per esempio può automatizzare la selezione delle candidature, raccogliendo e valutando i dati in base a criteri predefiniti. Questo permette di filtrare i candidati più idonei in modo efficiente, pur mantenendo la decisione finale nelle mani degli HR. Può inoltre analizzare i dati organizzativi per suggerire modifiche strutturali, migliorare la distribuzione delle risorse umane e ottimizzare i processi interni.

C’è dunque un tema di personalizzazione, per esempio nell’individuazione dei contenuti formativi e nella loro produzione, e integrando l’AI nei processi formativi si può seguire l’apprendimento dei dipendenti, fornendo feedback in tempo reale e suggerendo ulteriori risorse per migliorare le loro competenze” conclude il Prof. Manuelli.

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