Fondo nuove competenze, come farsi trovare pronti – Update
Un vademecum curato da Skilla sui requisiti di accesso al fondo e sulle modalità di presentazione della domanda, per non farsi cogliere impreparati il 13 dicembre, data in cui sarà possibile – fino al 28 febbraio – inoltrare le richieste. In coda all’articolo, le integrazioni all’Avviso pubblicate il 12 dicembre 2022.
Clienti, partner, società di consulenza, società di formazione, grandi aziende: ha contato più di 400 iscritti il webinar organizzato da Skilla e HR Link sul Fondo nuove competenze, a dimostrazione del grande interesse che ruota attorno a questo tema. Introdotto all’inizio della pandemia, con l’articolo 88 del Decreto Rilancio, lo strumento ha ricevuto una dotazione iniziale di 730 milioni di euro, con l’obiettivo di sostenere il mercato del lavoro, offrendo ai lavoratori l’opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi di strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, come ha spiegato Iaia Bertinotti, Sales, Marketing & Business Strategy Director di Skilla. A beneficiare del Fondo, nella prima tranche, 14 mila aziende e oltre 700 mila lavoratori: «Skilla ha supportato venti grandi aziende con i loro oltre 50mila dipendenti, ma anche realtà medio grandi, diverse tra loro», prosegue Bertinotti.
Gli estremi del nuovo bando
L’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando ha firmato a metà settembre il decreto che regola il nuovo Fondo Nuove Competenze, con un rifinanziamento di un miliardo di euro e obiettivi molto simili a quelli precedenti. «Rinforzare i posti di lavoro, formare le persone e aumentare la produttività delle aziende – ha specificato Bertinotti – quindi un upskilling e reskilling finalizzato alla produttività». Il 2 novembre, dopo un fervido dialogo tra le parti sociali, è stato registrato il decreto presso la Corte dei Conti, poi la pubblicazione da parte di Anpal, che dà l’avvio formale e definitivo. L’inizio della presentazione delle domande è fissato per il 13 dicembre e chiuderà il 28 febbraio (salvo esaurimento delle risorse).
Le novità dell’avviso
Mariano Intini, consulente per la gestione dei fondi paritetici interprofessionali, è entrato maggiormente nelle specifiche del nuovo avviso che, avviandosi in una fase non più emergenziale, ha caratteristiche più strutturali e funzionali ai processi di sviluppo. Gli aspetti importanti, per Intini, sono fondamentalmente tre. Lo stanziamento di un miliardo è, innanzitutto, specificatamente orientato al sostegno delle transizioni digitali e della transizione ecologica, in modo «più vincolante rispetto al precedente».
L’accesso al Fondo, inoltre, continua a essere condizionato – come nell’edizione passata – dalla sottoscrizione di accordi di rimodulazione dell’orario di lavoro dei dipendenti da stipulare entro il 31 dicembre 2022, sottraendo ore al lavoro ordinario per fare formazione, anche nel 2023. «Il Fondo – ha precisato Intini – non paga direttamente la formazione, ma restituisce il costo del lavoro, quindi la retribuzione oraria delle ore rimodulate». Nella pratica, spiega il consulente, per ogni ora rimodulata – da un minimo di 40 a un massimo di 200 per ogni lavoratore – «Anpal restituirà la retribuzione oraria nella misura del 60% e la parte relativa ai contributi previdenziali e assistenziali al 100%». Si tratta di una piccola modifica rispetto al precedente bando, dove tutto era restituito al 100%. Sarà possibile arrivare al 100% solo se gli accordi di rimodulazione prevederanno anche una riduzione dell’orario normale di lavoro a parità di retribuzione, anche di natura sperimentale, che operi per almeno un triennio in favore di tutti i lavoratori dell’azienda.
Cosa finanzia il Fondo
Il piano formativo deve essere connesso a un piano di sviluppo aziendale focalizzato sull’innovazione nella produzione e commercializzazione di beni e servizi che richiedano un aggiornamento delle competenze digitali (a), sull’efficientamento energetico e sull’uso di fonti sostenibili (b), ma anche su innovazioni aziendali volte alla promozione dell’economia circolare, alla riduzione di sprechi e al corretto trattamento di scarti e rifiuti (c) o alla produzione e commercializzazione di beni e servizi a ridotto impatto ambientale (d). Altre aree di interesse del Fondo sono legate all’agricoltura sostenibile (e) così come anche alla valorizzazione e riqualificazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale (f).
Il Fondo prevede anche dei requisiti tematici basati su standard e criteri europei, ovvero i progetti formativi potranno riguardare competenze digitali di base (per le quali il quadro di riferimento è costituito dal modello europeo DigComp 2.1) o competenze digitali specialistiche (per le quali il quadro di riferimento è costituito dalla classificazione europea contenuta nella norma UNI EN 16234-1 e-Competence Framework 3.0). Sempre a criteri europei ci si rifà per ciò che riguarda i progetti formativi legati alla transizione ecologica (classificazione European Skills, Competences, Qualifications and Occupations – ESCO).
La formazione – erogata da enti accreditati a livello nazionale o regionale, che non possono coincidere con il soggetto che presenterà domanda di contributo – dovrà essere accompagnata non da un semplice attestato, ma da un’attestazione di messa in trasparenza, validazione o certificazione ai sensi del d. lgs.13/2013.
Queste le condizioni necessarie per l’accesso al Fondo, con un contributo massimo che non può eccedere i dieci milioni di euro per singola istanza.
L’architettura della formazione e le case histories
Lorena Patacchini, Senior Trainer & Academy Specialist che in Skilla si occupa di progettazione e di formazione, è entrata nel vivo delle modalità con cui la formazione potrà essere erogata: potrà essere sincrona ma anche asincrona o blended, anche sotto forma di self-learning.
Patacchini ha poi presentato alcune case histories, raccontato le scelte fatte dalle aziende nelle edizioni precedenti del bando: dall’abruzzese LFoundry, che ha deciso di coinvolgere tutta la popolazione aziendale, ovvero 1.300 persone, con corsi focalizzati sulle competenze digitali e sul team working, a Cirfood, che ha rivolto la formazione a 400 persone con focus sul project management, fino a Geox, i cui progetti formativi hanno riguardato tutti i dipendenti sui temi della digital transformation e sulle “future skills” a supporto del rinnovamento.
«Ciascuno di questi progetti – ha spiegato Patacchini – ha imposto alle aziende una lettura approfondita del contesto sia esterno sia interno, che in qualche modo stravolgono l’organizzazione aziendale». Di certo, sostenibilità e digitalizzazione restano non solo due pilastri del Fondo, ma anche temi prioritari nell’agenda delle aziende.
Il ruolo di Skilla nell’accesso al Fondo e nell’erogazione di formazione
«La società si pone come partner delle aziende fin dalla progettazione –ha sintetizzato Paola Bruni, Project & Tender Specialist di Skilla – passando per la fase di aggancio della competenza al profilo lavorativo, ma supporta il cliente anche nella presentazione dell’istanza ad Anpal e ai fondi paritetici interprofessionali, oltre che, ovviamente nell’erogazione vera e propria della formazione». Va ricordato, infatti, che nell’avviso è scritto che le aziende che sono iscritte ai fondi paritetici interprofessionali avranno un canale preferenziale.
Per approfondimenti e per scaricare il materiale del webinar: https://www.skilla.com/learning-advisory/fondo-nuove-competenze/
Gli ultimi aggiornamenti da Anpal
Anpal segnala che l’avviso 2022 per la seconda edizione del Fondo nuove competenze è stato integrato con alcuni chiarimenti legati ai tempi di rendicontazione e alle modalità con cui i fondi paritetici interprofessionali concorrono agli obiettivi del Fondo, anche quando finanziano solo una parte della formazione. Gli aggiornamenti riguardano in particolare i paragrafi 4, 7 e 9 dell’Avviso. Le novità sono pubblicate nel decreto del commissario straordinario n. 345 del 12 dicembre 2022.