Fondo Nuove Competenze 2024: quali opportunità e consigli per la terza edizione?

Il Fondo nuove competenze presenta diverse importanti novità, come risorse anche per le piccole imprese e progetti estesi a un anno, oltre che il focus su digitalizzazione e sostenibilità. Ce ne parla nel dettaglio Andrea Cafà, presidente FonARCom

intervista ad Andrea Cafà sul fondo nuove competenze 2024

Con la pubblicazione del decreto attuativo del Fondo Nuove Competenze 2024 prende il via la terza edizione dell’agevolazione prevista dall’articolo 88 del Decreto Rilancio, dedicata alla formazione dei dipendenti aziendali. L’obiettivo è offrire l’opportunità di acquisire competenze nuove o più specifiche, in linea con le evoluzioni del mercato del lavoro.

Abbiamo chiesto ad Andrea Cafà, presidente FonARCom, fondo paritetico interprofessionale nazionale che finanzia la formazione continua dei lavoratori e dei dirigenti delle imprese italiane, di illustrarci i principali cambiamenti introdotti rispetto alle edizioni precedenti e gli eventuali vantaggi per le aziende.

Quali sono le principali novità della terza edizione del Fondo Nuove Competenze? In quale direzione si muovono rispetto alle scorse edizioni? Ci sono miglioramenti in tal senso per le aziende? 

“La novità, a mio dire, più importante è sicuramente la possibilità di far accedere ai finanziamenti anche le piccole imprese, che non dovranno più competere con le aziende grandi e strutturate che, fino alla scorsa edizione, erano le vere privilegiate. Il Fondo Nuove Competenze, infatti, riserva le cifre messe a disposizione alle filiere formative, ai sistemi formativi, cioè all’aggregazione di piccole e medie imprese, e alle aziende che aderiscono singolarmente, a cui destina il 50% della somma totale prevista dal bando.

Non solo, la durata del progetto è stata adesso estesa da sei mesi a un anno, tempo congruo per consentire comodamente alle imprese di destinare ai propri dipendenti una formazione di centocinquanta ore a testa, che è il massimo ammissibile, senza doverla concentrare in un periodo troppo ristretto durante le attività lavorative. Non appena saranno pubblicati l’avviso e le linee guida, saremo in grado di valutare eventuali altre novità tecnico-operative, quali le modalità di invio dei dati, l’utilizzo della piattaforma, la semplificazione degli allegati e così via”.

Qual è l’iter da seguire per le aziende?

“Intanto occorre partire da una buona analisi dei fabbisogni formativi sulle tematiche oggetto del FNC e cioè sostenibilità e digitalizzazione. Le aziende aderenti ai fondi interprofessionali, dal momento in cui il bando è stato emanato e da quando viene presentata la richiesta di attivazione del Fondo Nuove Competenze, possono, invece, attivare il proprio progetto formativo tramite il Fondo a cui sono aderenti”.

Quali sono, a suo avviso, le aziende che potranno trarne maggiore vantaggio?

“A trarne vantaggio saranno sicuramente le aziende che, da un lato, hanno già intrapreso la strada della digitalizzazione e della sostenibilità come opportunità per mettere al centro il lavoratore e trattenere i talenti e, dall’altro, quelle che vedono nell’essere smart e green la possibilità di accrescere la propria competitività agli occhi dei consumatori, sempre più sensibili a questi temi”. 

Quali consigli può dare ai datori di lavoro che devono decidere di richiedere il fondo? E, ancor prima, quali sono i criteri da applicare per decidere?

“Il consiglio che mi sento di dare alle aziende è quello di utilizzare tutte le risorse e gli strumenti per la formazione, avvalendosi delle fonti di finanziamento disponibili presso fondi interprofessionali ed enti bilaterali.

 Per esempio, le aziende potrebbero accedere al rimborso del costo orario dei lavoratori tramite il Fondo Nuove Competenze e, allo stesso tempo, potrebbero ottenere dal Fondo FonARCom il finanziamento della formazione e tramite Epar, ente bilaterale CIFA Confsal, il finanziamento di un’Academy aziendale, ovvero un’infrastruttura digitale sicura, garantita e certificata per far fruire la formazione ai propri dipendenti. Così facendo, ogni impresa abbatterebbe quasi del tutto i costi per l’attività formativa e farebbe notevoli passi avanti rispetto alla digitalizzazione”.

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