Filippo Poletti, influencer: ai leader dell’intelligenza artificiale serve cuore e cervello
Nel libro del top voice di LinkedIn il test per i manager di oggi basato sulle ultime teorie, l’analisi quantitativa e l’ascolto di 20 grandi capitani d’impresa come Microsoft e Google.
L’entusiasmo che ha accompagnato a fine novembre del 2022 il lancio di ChatGPT ci ha spinto a una riflessione più approfondita sulle nuove e tante forme di intelligenza artificiale e su come questa possa essere la base per un nuovo paradigma in termini di impresa 5.0. Attraverso l’intelligenza artificiale è possibile mettere a punto, infatti, una nuova prospettiva con cui pensare alle organizzazioni, in modo nuovo ma soprattutto secondo nuovi parametri.
E in questo contesto, così tecnologicamente avanzato, che ruolo giocano cuore e cervello? Come interagiscono con gli strumenti a cui pian piano ci stiamo abituando?
È quello che prova a scoprire l’influencer di LinkedIn e giornalista Filippo Poletti che, assieme al professore di business management di Torino Alberto Ferraris e con il contributo di Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work, ha provato ad analizzare il tema con il libro “Smart leadership Canvas. Come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”.
Abbiamo incontrato Filippo Poletti, a cui abbiamo chiesto di raccontarci alcuni aspetti del libro e i temi che affronta.
Filippo, perché, dopo anni, hai deciso di scrivere un libro con un secondo autore?
«Ho cercato di fare la somma. O, meglio, di fare la differenza facendo la somma delle competenze. Per affrontare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale artificiale servono leader “ad ampio spettro”. Per questo, nel libro, ci sono due autori con formazione differente, il sottoscritto, giornalista e top voice di LinkedIn, e l’economista Alberto Ferraris, con la collaborazione dell’economista Alessandro Zollo, CEO di Great Place. E, poi, le testimonianze di 20 leader ad ampio spettro: un grande leader, laureato in scienze politiche, qual è Vincenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia e, poi, ingegneri, informatici, chimici, giuristi, sociologi, psicologi, letterati e il Governo italiano nella persona del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti. In 330 pagine si è cercato di mandare in “analisi” l’intelligenza artificiale (o fare l’analisi dell’intelligenza artificiale) con l’intelligenza umana».
Che cosa è il Rinascimento tecnologico di cui parli nell’introduzione del libro?
«È l’era dell’“IA-cene” o “AI-cene”, quella in cui l’intelligenza artificiale collabora con quella umana. Dopo l’“Antropocene” siamo entrati nell’“IA-cene”. Viviamo un Rinascimento tecnologico che ha già interessato milioni di persone. Consideriamo, ad esempio, la velocità di adozione di ChatGPT, il chatbot lanciato un anno fa, il 30 novembre 2022: gli utenti registrati sono stati, in appena cinque giorni, cinque milioni. In tre mesi si sono iscritti 100 milioni di utenti: per arrivare alla stessa massa critica ci sono voluti 16 anni per i cellulari, sette per Internet e poco più quattro per Facebook. Oggi, un anno dopo il lancio, gli iscritti a ChatGPT sono oltre 180 milioni, la metà degli abitanti degli Stati Uniti d’America. È solo l’inizio dell’“IA-cene” o “AI-cene”».
Come cambia oggi la leadership?
«Siamo di fronte a una rivoluzione portata dall’intelligenza artificiale a partire dai big data. Particolare focus deve essere riservato alle competenze necessarie per guidarla, con particolare riguardo alla conoscenza dei processi di trasformazione strategica, alla cultura organizzativa e all’interazione tra gli uomini e le macchine. Occorre presentare grande attenzione alle potenziali minacce (dai rischi inerenti ai dati agli attacchi informatici, fino alla compliance) così come all’impatto dell’AI sulla leadership (con la necessità, da parte dei manager, di sviluppare abilità emozionali, empatiche e di relazione interpersonale). Serve sviluppare, in sintesi, una “leadership saggia” o “wise”, attenta a massimizzare la relazione uomo-macchina e all’impatto sulla società in una visione olistica».
Quali sono le “parole prime” o “non scomponibili” e qual è la funzione del canvas o test di “cuore e cervello” per i manager?
«Sono tre. La prima è “rebranding” dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo individuare le “parole prime” o non scomponibili della leadership, nella consapevolezza che entro cinque anni il 50 per cento delle decisioni aziendali sarà preso in collaborazione con l’intelligenza artificiale. Nel canvas o modello di leadership queste tre “parole prime” sono, rispettivamente, “collaborazione” (ossia l’integrazione tra uomini e macchine), “cuore” (ossia l’attenzione alle persone da parte del leader) e, infine, “cervello” (ossia l’orientamento al raggiungimento degli obiettivi di business). Serve un’analisi completa dell’intelligenza artificiale, individuando assieme ai punti di miglioramento quelli di forza. Calcoliamo che l’adozione dell’intelligenza artificiale porterà, a parità di lavoratori, a un aumento della produttività stimabile nel 18 per cento di Pil: 300 miliardi di euro, quasi il Pil della Lombardia. Il canvas, sotto questo aspetto, rappresenta una guida per i manager a medio e lungo termine. Se lo guardiamo in filigrana, il “test di cuore e cervello” contiene le basi delle “AI leadership Platform”, ossia le piattaforme che saranno sviluppate per aiutare i leader a guidare le aziende».
Quali sono le testimonianze che ti hanno più colpito dei leader?
«Quella dell’amministratore delegato di Microsoft Italia, Vincenzo Esposito, che racconta la crescita delle risorse interne a Microsoft: pensiamo a Satya Nadella, diventato CEO dopo 22 anni passati nella stessa Microsoft e al quale si deve l’introduzione del concetto di “growth mindset”. Nadella ha dimostrato di essere un vero “change agent” o “agente del cambiamento. E, poi, sempre parlando di Esposito, mi ha anche colpito il racconto del “chitarrista” Vincenzo dedicato a Miles Davis. Accanto a questa testimonianza, consiglio di non perdere quelle di Cristina Zucchetti sul papà Mino, fondatore dell’azienda, di Agostino Santoni, vicepresidente di Confindustria, sul leader che sa creare altri leader, o di Floriano Masoero, CEO di Siemens Italia, sul passaggio dalla logica aziendale del “comando e controllo” a favore di quella dei risultati. E ancora, quelle di Melissa Ferretti Peretti, CEO di Google Italia, Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, Simone Mancini, CEO di Scalapay, Corrado Passera, CEO di illimity e Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone Calcio, e vicepresidente di Confindustria».
Il libro si chiude con il sottosegretario all’innovazione Butti: cosa dice il Governo italiano dell’IA?
«Dice che l’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità per innovare l’Italia e rendere la pubblica amministrazione amica delle imprese. Secondo il sottosegretario Butti, guidare un Paese in direzione di un futuro che sia al tempo stesso più innovativo, più inclusivo, più competitivo e anche più capace di sperimentare, richiede capacità e competenze sia nell’ambito pubblico che in quello privato. Grazie alle reti neurali generative sarà possibile, in particolare, accelerare lo scambio con le aziende così come con i cittadini, modernizzando i servizi offerti dal settore pubblico».