Fattore C: l’ultimo libro di Paolo Iacci su fortuna e responsabilità
Come si fa a trovare sempre il parcheggio? Non è questione di Fattore C, determinazione competenza o di capacità di parcheggiare, ma di focalizzazione dell’attenzione
Così inizia la conversazione telefonica con Paolo Iacci, cha ha pubblicato il suo ultimo libro dedicato al Fattore C.
Questo si inserisce all’interno di una serie nutrita di libri in cui, grazie all’uso sapiente della metafora, Paolo Iacci riesce a trasmetterci importanti riflessioni.
Quali sono le competenze, le capacità, i valori e i comportamenti utili e necessari per muoverci nella società di oggi?
Già la filosofia del parcheggio, cui abbiamo fatto cenno all’inizio dell’articolo, affrontava la necessità di sviluppare acutezza di osservazione, capacità di analisi, tensione verso l’obiettivo. Il Fattore C va oltre è si sofferma su questo paradigma che sembra prendere via via il sopravvento sulla reale possibilità dell’individuo di incidere sul suo destino.
Diversi sono i segnali che provano un progressivo dilagare di questo pensiero che a buona ragione possiamo definire magico.
Dai comportamenti dei singoli individui ai proclami dei politici, si radica insistentemente la convinzione che il fato abbia la meglio. Sottrarre deliberatamente ciascuno dalla propria responsabilità nell’agire e nell’ accoglierne le conseguenze diventa il programma politico diffuso a livello internazionale.
Nel dare prova di questo assunto Paolo Iacci prende ad esempio alcune evidenze fenomenologie.
Da coloro che affidano le proprie sorti finanziarie all’alea del gioco, di cui l’Italia detiene un triste primato, a chi ha ormai abbandonato qualsiasi impresa scolastica o lavorativa. Parliamo del fenomeno dei NEET ma anche degli hokkikomori che si isolano nel chiuso esclusivo delle relazioni virtuali.
Da chi contesta con argomentazione insostenibili la validità degli assunti scientifici a chi si affida ai guru di una certa medicina miracolistica.
E’ un progressivo crescendo di pensiero magico e relativistico, dove le opinioni vengono elevate a dogmi per combattere il sapere scientifico e la razionalità.
Ovviamente i motivi per un simile ripiegamento sono diversi e non sono esclusivamente imputabili alla sprovvedutezza o malafede.
Un problema di cultura
L’erosione della cultura, il decadimento dell’istituzione scolastica degli ultimi vorticosi anni, ha fatto perdere i punti di riferimento. Orientarsi nella caoticità del nostro tempo è sempre più difficile se non impossibile per chi non è attrezzato.
Aver squalificato gli insegnanti, privato la scuola delle risorse, ha assecondato l’idea che la subcultura di ciascuno sia cultura a tutti gli effetti. Nessuna autorità è riconosciuta come tale per affermare qualsivoglia principio. Molti sembrano preferire affidarsi a saperi posticci in grado di blandire il bisogno di sicurezze pronte all’uso.
Paolo Iacci però non vuole cadere nella trappola dell’analisi dei grandi sistemi, vuole invece soffermarsi sulla vita quotidiana di ciascuno. Lo afferma con convinzione durante la presentazione del libro Fattore C tenutasi a Milano presso la sede di G Group.
Proprio da questa dimensione è necessario ricominciare a costruire un nuovo paradigma culturale fatto di valori e comportamenti. Dalla responsabilità di ciascuno e di ciascuno con gli altri, evitando di assecondare un pensiero decadente.
Pensiero che si affida al Fattore C e che lascia che le cose accadano perché nulla potrebbe impedirlo.
La prima responsabilità da assumersi assumere è quella di ribadire nei fatti che il nostro destino è nelle nostre mani.
L’invito di Iacci è a partire quindi dai nostri comportamenti nell’assunzione di una personale responsabilità. Questa non non è delegabile agli altri, ma tantomeno al Fattore C.