Etica e Intelligenza Artificiale: come orientarsi

Tecnoentusiasti, cauti, tecnoutopisti e tecnoapocalittici. Sono diverse le posizioni che emergono nell’ampio dibattito sulle implicazioni etiche dell’Intelligenza Artificiale. Come orientarsi in questo scenario complesso? Esploreremo prospettive teoriche, soluzioni pratiche e un esempio concreto di approccio etico all’IA.

A cura di Skilla

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Per comprendere meglio la questione, è fondamentale iniziare definendo l’etica dell’Intelligenza Artificiale. Questa branca dell’etica si occupa di studiare le implicazioni economiche, sociali e culturali dello sviluppo e della diffusione dei sistemi di IA. Come sottolinea Federico Cabitza, l’aspetto etico relativo alle macchine riguarda il valore delle azioni che esse rendono possibili e le conseguenze di quelle che compiono autonomamente.

Negli ultimi anni, il dibattito sulle implicazioni etiche legate all’uso dell’IA ha visto emergere diverse posizioni. Queste vanno dai tecnoentusiasti ai cauti, dai tecnoutopisti ai tecnoapocalittici. Questa varietà di prospettive evidenzia la complessità e la ricchezza del dibattito in corso. Ogni posizione porta con sé argomentazioni, idee, punti di forza e debolezze che contribuiscono a un dibattito ampio e sfaccettato.

Due approcci

Semplificando, possiamo distinguere due principali approcci etici all’Intelligenza Artificiale: l’approccio deontologico e quello consequenzialista.

L’approccio deontologico si basa sull’idea che le nostre scelte debbano essere guidate da principi universali. I sostenitori di questo approccio ritengono che alcuni diritti e principi morali non debbano essere violati nello sviluppo e nell’uso dell’IA, come il rispetto della privacy, della dignità e dell’autonomia umana. In questo ambito si collocano i lavori di Luciano Floridi e Joanna Bryson, che hanno contribuito a definire principi di governance e protezione dei diritti. Bryson, ad esempio, ha collaborato con organizzazioni come OCSE, UE, ONU, Croce Rossa e Google.

Questo approccio può aiutare a definire linee guida chiare per la progettazione e l’implementazione di sistemi basati su Intelligenza Artificiale. I cosiddetti “cauti” dell’IA, ad esempio, ritengono fondamentale dotare le macchine di valori e principi, affinché possano interpretare correttamente le nostre richieste. Tuttavia, un potenziale limite di questo approccio è la sua rigidità, che potrebbe rendere difficile considerare le sfumature di situazioni complesse o nuove, spesso presenti nello sviluppo di questi sistemi. I tecnoutopisti, in contrapposizione, si oppongono a qualsiasi regolamentazione che possa rallentare lo sviluppo dell’IA.

L’approccio consequenzialista valuta le azioni in base alle loro conseguenze. Nel contesto dell’IA, i sostenitori di questa visione ritengono che lo sviluppo tecnologico debba essere guidato dalla massimizzazione dei benefici e dalla minimizzazione dei danni per la società. Tra i rappresentanti di questo approccio troviamo Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute, noto per la definizione del concetto di “rischio esistenziale” e per l’esperimento mentale del “paperclip maximizer”. Bostrom enfatizza le potenziali conseguenze future dell’IA, adottando un’impostazione basata sulla valutazione degli scenari in base ai loro possibili esiti. Il concetto di rischio esistenziale è centrale per le posizioni dei tecnoapocalittici, che temono che un’IA estremamente avanzata possa sfuggire al controllo umano e ribellarsi.

L’approccio consequenzialista può essere utile per valutare gli impatti dell’IA sulla società, le organizzazioni e gli individui. Tuttavia, presenta alcune criticità: può essere difficile prevedere accuratamente tutte le conseguenze, specialmente quando si ha a che fare con sistemi complessi. Inoltre, questo approccio comporta il rischio di accettare e giustificare azioni eticamente dubbie nella convinzione che porteranno benefici ed effetti positivi in futuro.

Un’etica “aperta”

È importante sottolineare che non dobbiamo necessariamente scegliere tra uno o l’altro approccio. Il filosofo Jean Gabriel Ganascia offre una prospettiva più ampia, suggerendo che l’etica dovrebbe essere considerata come “apertura a ciò che arriva“. Le diverse prospettive esaminate ci offrono un quadro per orientarci nel panorama etico dell’IA, aiutandoci ad affrontare le sfide emergenti da molteplici angolazioni.

Il confronto e la diversità di prospettive sono fondamentali per far emergere temi e problemi etici. Un metodo efficace per favorire il dialogo, sostenere il confronto e mantenere un monitoraggio continuo sulle questioni di IA è la costituzione di un comitato etico. Questo organismo, solitamente composto da esperti di diverse discipline, ha il compito di valutare e guidare le decisioni aziendali riguardo l’implementazione dell’IA.

Un esempio concreto di questo approccio è rappresentato da IBM, che nel 2018 ha avviato un percorso verso lo sviluppo etico dell’IA attraverso la costituzione di un comitato etico. L’attività del comitato si concentra su cinque pilastri fondamentali per indirizzare la ricerca e il business dell’azienda: decifrabilità, equità, robustezza, trasparenza e privacy. IBM ha inoltre reso disponibili sul proprio sito dei toolkit open source, che raccolgono risorse, strumenti, metriche ed esempi di algoritmi per ciascuno di questi pilastri. Questa iniziativa rappresenta un esempio del tentativo di contribuire al dibattito sull’etica nell’IA e alla sua applicazione concreta in modo aperto e condiviso.

 

 

Di Arianna Meroni

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