Employability femminile nei settori Logistica, ICT e Mechanics: a che punto siamo?
Il forte mismatch fra domanda e offerta di lavoro in alcuni ambiti, la limitata partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la ancor più ridotta presenza delle stesse in specifici settori, ha spinto Fondazione Gi Group e Gi Group Holding a promuovere lo studio “Women4: superare le disparità di genere per un futuro del lavoro sostenibile”.
Logistica, ICT e Mechanics: solo il 31% di chi ci lavora è donna. È quanto emerge dalla ricerca “Women4: superare le disparità di genere per un futuro del Lavoro Sostenibile” condotta da Gi Group Holding e Fondazione Gi group nell’ambito dell’Osservatorio sul Lavoro Sostenibile. L’indagine, realizzata coinvolgendo aziende, istituzioni, associazioni e università di grande rilievo, si è posta l’obiettivo di comprendere come poter superare alcune delle criticità che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia combinando fra loro punti di vista che, incontrandosi, possono portare alla generazione di occasioni di lavoro per le donne, riducendo il disallineamento fra la domanda e l’offerta all’interno del mercato del lavoro.
Cosa dicono i dati
Secondo la ricerca, è interessante evidenziare, le donne che lavorano in uno dei tre settori indagati mostrano una percezione del medesimo più positiva rispetto a chi non vi lavora: per esempio, tra le lavoratrici impiegati in altri settori è opinione comune – voto 5,1 su 10 – che per lavorare nella logistica/trasporti, meccanica/automotive o ICT siano fondamentali competenze prettamente maschili, elemento invece neanche menzionato dalle lavoratrici impiegate nei tre settori citati. Non solo, le lavoratrici impegnate nei tre ambiti lavorativi, si sentono addirittura di consigliarli (voto 7,8).
Passando a un quadro di analisi macro, le donne attualmente sono impiegate in 7 settori su 21 e i tre presi in esame risultano quelli in maggior crescita – nel dettaglio, le donne occupate in ICT sono il 36,7%, quelle che lavorano nella logistica sono il 30,8 mentre nel settore metalmeccanico il 25,3% e solo il 12% in media occupa funzioni dirigenziali –.
Proprio a livello manageriale – emerge sempre dallo studio – è diffusa la consapevolezza che sia importante occuparsi di parità di genere in tutti e tre i settori e intervenire per superare le disparità esistenti (7,4 voto medio di importanza). Tra i motivi indicati, il principale consiste nel ritenere che occuparsi di parità di genere possa avere un impatto positivo sull’intero settore. Tuttavia, solo un intervistato su tre lo vede come fattore a supporto dell’aumento dell’occupazione femminile mentre uno su cinque lo considera a favore della riduzione del candidate shortage (con differenze più marcate tra i settori: 30% Logistica/Trasporti; 20% ICT e 9,8% Metalmeccanico/Automotive).
La parola alle lavoratrici
Ma quali sono le criticità principali riscontrate dalle lavoratrici? Tra le intervistate lo scoglio principale nei tre settori è rappresentato dagli stipendi bassi e dalle poche opportunità di sviluppo professionale, seguite dalle difficoltà connesse al tipo di attività da svolgere e dagli orari di lavoro.
Le aziende, quindi, da una parte dovrebbero quindi impegnarsi per rendere più inclusiva la cultura organizzativa (per esempio con percorsi di assessment e formazione su stili di leadership per il board e il management, ma anche con l’adozione della Certificazione sulla Parità di Genere o Certificazione ISO 30.415 e con l’implementazione di sistemi total reward che rispondano ai diversi bisogni delle persone). Dall’altra dovrebbero ridisegnare le politiche di attraction (employer branding e corporate communication), integrandole anche alle strategie di recruitment.
Per scaricare la ricerca clicca qui https://fondazione.gigroup.it/pubblicazioni/women4-superare-le-disparita-di-genere-per-un-futuro-del-lavoro-sostenibile/