Donne ai vertici nel mondo del lavoro, crescita lenta e progressiva
Un risultato che considerando il quadro generale postrecessivo, lascia spazio a buone prospettive future
“Potremo dire di avere raggiunto la parità tra i sessi quando donne mediocri occuperanno posizioni di responsabilità” così si esprimeva Francoise Giraud, giornalista e politica francese sulla questione della parità di genere nel mondo delle risorse umane e nel lavoro.
Se i dati non mentono, sembra che ci siano buone prospettive in proposito: rispetto a cinque anni fa sarebbe aumentata di tre punti la quota di donne alla dirigenza delle aziende italiane. Rispetto alla media Europea, 33%, abbiamo ancora un po’ di strada da fare, ma l’Italia si sta dimostrando uno dei paesi più virtuosi anche in tema di parità di remunerazione, attestandosi al terzo posto nella classifica europea dopo Slovenia, Malta e Polonia. Secondo il Rapporto Donne 2015 di Manageritalia l’occupazione femminile in generale sta registrando un aumento e quelle che occupano posizioni di vertice sono nel privato il 15,1 % .
Se in generale si è assistito ad una diminuzione dei dirigenti prevalentemente uomini, il ricambio che è avvenuto in questi anni nel mondo delle risorse umane ha visto un numero sempre maggiore di donne occupare posizioni dirigenziali o di quadro. La distribuzione a livello regionale non è uniforme e spiccano per numero di dirigenti donne il Lazio e la Lombardia con rispettivamente il 19,7% e il 17,1 %. Un altro dato interessante riguarda i settori in cui le donne manager sono occupate: sanità e istruzione la fanno da padrone con percentuali che si spingono sino al 42,2%.
Questi ultimi dati fanno riflettere su un pregiudizio culturale che ancora insiste sulle scelte non solo delle aziende, ma soprattutto delle donne stesse. L’osservatorio di Key2People ha registrato alcuni dati molto interessanti in proposito per cui, ad esempio, solo il 15% dalle donne impegnate sono nell’ICT , il 13 per cento nella Direzione tecnica, ricerca e sviluppo.
Marisa Montegiove, coordinatrice Gruppo Donne Manager Manageritalia afferma in proposito:
“Non c’è dubbio che ci siano settori più femminili come sanità e assistenza sociale e Istruzione, dove le donne dirigenti sono già oggi più del 40%, mentre industria e costruzioni sono la maglia nera. Anche l’andamento degli ultimi cinque anni conferma queste caratteristiche settoriali: dal 2009 al 2013 le donne dirigenti sono cresciute del 61% nella sanità privata, del 12,8% nelle attività finanziarie. Ma, a riprova dello slancio della femminilizzazione dei vertici, le donne sono aumentate anche nelle attività manifatturiere (+8,5%, contro il -8,1% degli uomini e il calo totale del settore al -6,4%) nella estrazione di minerali (+8,5%) e nella produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (+18,2%). Insomma, un po’ tutti si stanno accorgendo che in un mondo multiforme per competere serve diversità. È proprio questo il miglior modo per competere, valorizzare il merito e superare ogni quota”.
E ancora “…il lavoro che serve oggi per stare ai vertici dell’economia mondiale è profondamente cambiato, e va verso alcuni capisaldi quello che sino ad oggi sembrava un’esigenza solo femminile. Per moltissimi lavoratori, ancor più per quelli che operano nei settori ad alta intensità di conoscenza, passa da tempo fisso (9-18) a tempo illimitato, da ufficio e/o azienda a dovunque, da posto fisso a lavoro customizzato, da gelosia a condivisione del sapere, da focalizzazione sulla conoscenza a quella sulla capacità di imparare a imparare.
Non è quindi un caso, né una regalia, che le donne ai vertici aumentino, ma questo spazio alla possibilità di esprimersi al meglio deve diventare prassi e toccare tutti per sesso, anagrafe, nazionalità e cultura ecc. Serve, quindi, fare molto di più”