Diritto alla disconnessione: è legge in Australia. Come funziona in Italia e in altri Paesi
Il 26 agosto è entrata in vigore in Australia, per le aziende di medie e grandi dimensioni, una legge che sancisce il diritto alla disconnessione dei lavoratori. Di cosa si tratta? E come funziona in Italia?
Un importante cambiamento per il mondo del lavoro, il 26 agosto 2024 è stata ufficialmente introdotta una legge che sancisce il diritto alla disconnessione in Australia per le lavoratrici e i lavoratori di medie e grandi aziende.
Questa nuova normativa garantisce ai dipendenti il diritto di non rispondere a e-mail o telefonate di lavoro al di fuori dell’orario di servizio, senza subire conseguenze negative. Si tratta di un passo significativo che cerca di migliorare il bilanciamento tra vita privata e professionale: un tema sempre più rilevante, soprattutto dopo la diffusione dello smart working.
Il diritto alla disconnessione in Australia
In Australia il provvedimento riguarda le aziende con più di 15 dipendenti, con una proroga fino al 2025 per le piccole imprese. Chi lavora potrà rifiutarsi di rispondere a comunicazioni fuori orario, sebbene siano ovviamente previste alcune eccezioni in base al ruolo e alla situazione aziendale. Le sanzioni per i datori di lavoro che violano questa norma possono arrivare a 93.900 dollari australiani, più di 58 mila euro.
Il diritto di disconnessione è stato inserito nel Fair Work Act, il corpo legislativo che regola i rapporti di lavoro in Australia. L’obiettivo della normativa è duplice: proteggere la salute mentale di lavoratrici e lavoratori e garantire una netta separazione tra la vita lavorativa e quella privata. In effetti, un sondaggio del The Australia Institute ha rivelato che, nel 2023, i dipendenti australiani hanno lavorato in media 281 ore di straordinario non retribuito, evidenziando la necessità di un intervento legislativo per arginare questo fenomeno.
Nonostante il consenso generale, la legge ha suscitato alcune critiche, in particolare da parte di gruppi industriali che temono un impatto negativo sulla produttività e sulla flessibilità aziendale. L’Australian Industry Group, ad esempio, ha definito la norma “mal concepita e confusa”, sottolineando il rischio che possa limitare la flessibilità del lavoro.
Il diritto alla disconnessione in Italia
In Italia è la legge 81/2017, che regolamenta lo smart working e incentiva una certa flessibilità lavorativa, a parlare di disconnessione. La legge, però, non parla esplicitamente di “diritto”, ma prevede solo una regolamentazione tramite contrattazione individuale tra datore di lavoro e lavoratrice o lavoratore. Non esiste, quindi, un divieto esplicito per i datori di contattare i dipendenti fuori orario.
Nonostante l’introduzione della legge, in Italia è ancora piuttosto diffusa la pratica di straordinari non retribuiti, e molti professionisti, soprattutto dirigenti e lavoratori autonomi, tendono a lavorare ben oltre le 40 ore settimanali. Tuttavia, alcune aziende italiane hanno adottato politiche specifiche per regolare la disconnessione, come nel caso di Barilla e Vodafone, che già dal 2015 hanno stipulato accordi che limitano la reperibilità dei dipendenti solo agli orari di lavoro. Questi accordi, comunque, restano casi piuttosto isolati, e la maggior parte dei lavoratori continua a essere soggetta a richieste lavorative anche fuori dall’orario contrattuale.
Il diritto alla disconnessione in Europa
In Europa il primo Paese a legiferare sulla disconnessione è stata la Francia nel 2017 con la “Loi Travail”, che obbliga le aziende a negoziare con i sindacati le modalità di disconnessione dei dipendenti. Il modello francese è stato seguito da altri Paesi, tra cui la Spagna, che ha approvato una legge simile nel 2018, e il Belgio, che ha introdotto il diritto alla disconnessione nel 2022.
La Germania e altri Paesi del nord Europa, pur non avendo normative specifiche, stanno sviluppando iniziative volte a garantire una migliore separazione tra lavoro e vita privata, soprattutto in settori dove lo smart working è diventato la norma. Anche il Parlamento Europeo ha avviato discussioni su una possibile regolamentazione comunitaria, sebbene una legge a livello UE non sia ancora stata approvata.
Quali sono le prospettive future
La crescente attenzione verso il diritto alla disconnessione riflette una più ampia consapevolezza dei rischi associati a un’eccessiva connessione lavorativa, soprattutto in un contesto post-pandemico. La continua reperibilità, favorita dalla diffusione di strumenti digitali, ha generato nuovi problemi di stress lavorativo e burnout, fenomeni che i governi di molti Paesi stanno cercando di arginare.
La legge australiana potrebbe diventare un modello per altre nazioni, specialmente in Europa, dove il dibattito su questo tema è già molto avanzato rispetto ad altre zone del mondo. In ogni caso, rimane da vedere se la Commissione Europea riuscirà a definire linee guida comuni per tutti gli Stati membri, in modo da uniformare le normative a livello comunitario.