Dal Telelavoro allo Smart Working: non è solo Lavoro da Casa
È di questi la giorni la notizia che Barilla intende dare a tutti i suoi impiegati entro il 2020 la possibilità di lavorare con la formula della smart working. Una rivoluzione o la riproposta sotto una nuova denominazione di una modalità già in uso da anni? Secondo il Professor De Masi, intervistato da HR-Link non si tratterebbe di una novità, tanto da domandarsi come mai non la si attui già dalla prossima settimana.
I primi cenni al Telelavoro risalgono infatti agli 60 e “alla fine degli anni 80, inizi 90 creammo la SIT” racconta De Masi “Società Italiana Telelavoro, che è stata benemerita perché si è battuta in modo straordinario, a titolo di no profit, per la diffusione del telelavoro e soprattutto per ottenere leggi, norme legislative che consentissero il lavoro da casa.” Seguirono quindi ricerche e i primi tentativi di applicazione pratica da parte di Erikson, del Comune di Napoli, dell’INPS e di Telecom. All’epoca quando si parlava di telelavoro ci si riferiva principalmente al lavoro tramite telefono, ed gli alti costi furono spesso un ostacolo alla piena realizzazione di tali progetti.
Le tecnologie che abbiamo a disposizione oggi hanno permesso l’evoluzione del concetto di “lavoro da casa” , arricchendolo della possibilità di ridefinire in maniera flessibile luoghi e orari, determinando anche una riconfigurazione degli spazi lavorativi dell’azienda che si trasformano in luoghi di collaborazione tra i dipendenti e di incontro con i clienti.
Un esempio è dato da Star che ha rivoluzionato il lay out dei propri uffici all’insegna del “Chance encounters” . Come spiega Mattero Melchiorri, direttore risorse umane dell’azienda. “Abbiamo optato per un open space uguale per tutti senza postazioni assegnate. Abbiamo scelto uno spazio molto generoso, senza un obiettivo di ottimizzazione della superficie. Di per sé la postazione è tradizionale, ma non ci sono pannelli divisori e soprattutto sono stati ridotti al minimo gli spazi fisici per l’archiviazione dei documenti, perché abbiamo adottato un approccio paper-less.” Molta attenzione al colore e a ricreare un ambiente famigliare inserendo al centro uno spazio-cucina come luogo ricreativo e di incontro spontaneo completano la riprogettazione.
Questo è un primo passo verso lo smart working che però richiede un processo di accompagnamento che, come afferma Melchiorri, non può dare nulla per scontato. “È il change management, fatto di accompagnamento,verso il nuovo e di spiegazione del perché delle scelte. Proprio con questa finalità abbiamo illustrato le varie fasi di realizzazione dei nuovi spazi attraverso un website dedicato ed abbiamo organizzato un focus group interno per ascoltare i dubbi e gli spunti delle nostre persone”.
Il passaggio allo smart working è comunque un fatto ormai irreversibile e che richiede una trasformazione culturale dell’approccio alla gestione del lavoro e del personale. Come afferma il Professor De Masi il passaggio dal controllo del processo, alla verifica del risultato, dal potere basato sulla controllo diretto dei comportamenti a quello basato sulla “qualità delle informazioni che il capo gestisce, che non dipende dalla presenza del dipendente, ma dalla possibilità di dialogare che oggi è data dalle tecnologie a disposizione in modo rapidissimo, in tempo reale e su tutto il pianeta a costo zero.”
I vantaggi che derivano da questa trasformazione saranno per le aziende, che risparmieranno sia dal punto di vista economico sia in termini di miglioramento del clima aziendale con l’abbattimento della microconflittualità, per i lavoratori che vedranno migliorata la qualità della propria vita, evitando i lunghi tempi di trasferimento, potendo dedicare più tempo alla propria famiglia, ottimizzando i proprio tempo lavoro a favore della vita personale.
La più grande rivoluzione riguarderà la funzione HR che in questa dimensione “smaterializzata” del rapporto di lavoro dovrà investire nelle azioni volte a consolidare appartenenza e coinvolgimento. Sempre funzione di raccordo tra le parti in gioco e quindi sempre più funzione strategica.