Curriculum vitae, c’è chi mente, c’è chi esagera: ecco come individuare le persone adatte
Secondo una ricerca DBS Check Provider condotta nel Regno Unito oltre il 51% degli applicants, anche per ruoli senior, riporta sul proprio curriculum informazioni non veritiere, gonfiando esperienze precedenti, mentendo in merito a hobby e interessi o aumentando le votazioni scolastiche o universitarie. Ma come possono i recruiter individuare le incongruenze e valutare il candidato anche alla luce di quest’ultime? Fausto Fusco, Chief People & Culture Officer di BIP, ci spiega i segreti dello screening dei candidati.
Mentono più gli uomini delle donne (il 61% contro il 43) e più i 25-49enni. Si tende soprattutto a enfatizzare le responsabilità ricoperte in precedenza (41%) ma anche interessi e hobby (per il 37%). Si esagera anche sulla formazione GCSE (General Certificate of Secondary Education), ovvero i punteggi ottenuti negli studi tra gli 11 e i 19 anni e quello del diploma (27 e 20%), molto meno sugli studi universitari (l’8%). È quanto riporta la HrReview a partire da una ricerca di Dbs Check Provider nel Regno Unito.
Succede anche in Italia che i curricula siano “gonfiati”, e non è sempre semplice captare la veridicità delle informazioni che vengono date durante un colloquio, soprattutto se non si vuole rischiare di mettere a disagio il candidato, spiega Fausto Fusco, Chief People & Culture Officer di BIP. «Tra il chiedere “prove” dirette e farsi andar bene ogni informazione che il candidato racconta c’è sempre una sana via di mezzo», continua Fusco, per il quale la leva principale da utilizzare è l’empatia. «Se, ad esempio, nel CV è indicato un hobby specifico, si può chiedere di parlare in inglese più nel dettaglio di quell’hobby, facendo anche riferimento a specifici episodi vissuti e mantenendo alta l’attenzione al “filo” invisibile che si crea con il candidato – dice Fusco – Oppure, in merito al voto di laurea, si potrebbe chiedere a bruciapelo la media dalla quale si partiva prima dei punti della tesi, contestualizzandola in una domanda relativa al percorso di studi».
Sul piano della tolleranza allo stress, può essere utile chiedere dettagli rispetto alle date e agli intervalli di tempo tra le attività elencate; se vengono indicate nel CV laurea triennale e magistrale, si possono fare domande per capire se i percorsi sono avvenute in continuità o con un intervallo di tempo, per osservare come il candidato “vive” questa richiesta. «Queste richieste ci consentono di captare se il candidato è a suo agio o se fornisce, per rispondere in velocità, risposte incongruenti», riferisce ancora Fusco.
Importante, poi, il linguaggio del corpo: «Serve guardare negli occhi il candidato quando risponde, per vedere se lo sguardo è perso o attento e convincente, e notare piccoli particolari come movimenti nervosi, ad esempio».
Fatte queste premesse, tuttavia, al di là delle possibili incongruenze, per Fusco «l’obiettivo del recruiter deve essere quello di percepire motivazione e capacità di ragionamento del candidato rispetto alla cultura aziendale, all’organizzazione e al ruolo specifico».