Criticità del lavoro ed evoluzione del ruolo dell’HR
In preparazione a Officina Risorse Umane abbiamo chiesto a Matilde Marandola, presidente di AIDP, quali siano le criticità del lavoro e l’evoluzione del ruolo del direttore delle risorse umane. Siamo in un momento storico di profondi mutamenti, anche in ambito lavorativo: cerchiamo quindi di capire quali domande dovrebbe fare l’HRD alle istituzioni per affrontare al meglio lo scenario.
Alla sua terza edizione Oru si conferma un appuntamento consolidato di dialogo tra rappresentanti delle direzioni delle risorse umane, specialisti del settore e istituzioni: quali sono i temi caldi e le attese?
«Dal punto di vista dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale i temi caldi – ma purtroppo anche quelli che si stanno raffreddando – sono moltissimi. Solo per citarne alcuni: la sostenibilità, il welfare, l’inclusione e, più in generale, il ruolo dell’HR Director, che cambia con una rapidità vertiginosa. Dobbiamo sempre più essere coach e facilitatori, networker e progettisti sistemici del futuro delle persone delle nostre organizzazioni, mentre diventiamo sempre di meno semplici controllori di processi e di procedure. Le parole principali, oggi, sono fiducia e competenza».
Quali sono dal punto di vista dell’osservatorio di AIDP le urgenze e le criticità nella gestione del capitale umano del sistema Italia?
«Credo sia importante, innanzitutto, adeguare la normativa a una rinnovata visione dei processi di lavoro e del rapporto tra le variabili del tempo e dello spazio che riguardano il lavoro stesso. Bisogna impostare le relazioni di lavoro in modo completamente diverso, passando a un modello caratterizzato da efficienza ed efficacia ma soprattutto da motivazione, ingaggio e retention».
Cosa caratterizza l’eccezionalità del momento attuale?
«C’è un’urgenza rispetto al tema della dignità delle persone e sta cambiando completamente il paradigma del lavoro. Acquista infatti sempre più importanza la tematica della sostenibilità, che acquista nuovi significati e diventa radicalmente differente anche nell’ottica degli obiettivi dell’Agenda 2030. Progetti, goal e competenze sono le aree sulle quali dobbiamo urgentemente lavorare. Oggi per gli HRD diventa sempre più essenziale inglobare competenze e progettualità che riguardano l’ambito della sostenibilità e della diversity e inclusion, che devono essere parte integrante dell’organizzazione e non lasciati da parte».
Quali domande dovrebbe porre l’HRD alle istituzioni per affrontare l’attuale scenario?
«Intanto occorrerebbe una semplificazione legislativa, assieme a una diminuzione del cuneo fiscale e a una normativa. Parlerei proprio di rinnovamento del processo di elaborazione delle leggi sul tema del lavoro, che ci veda come interlocutori continui e costanti».
Secondo lei su quali altri aspetti occorrerebbe focalizzarsi?
«Personalmente credo molto in un sistema unico da un punto di vista organizzativo, fatto di competenze manageriali sinergiche e di spirito di squadra, che ci consenta davvero di fare la differenza in organizzazioni nelle quali, veramente, il benessere delle persone può essere al primo posto e noi, come AIDP, siamo le persone che accolgono le persone».