Cresce la richiesta di laureati, ma quasi uno su due è introvabile.
Il nuovo anno si è aperto con un trend positivo per il mondo del lavoro. Il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, parla di 504 mila lavoratori ricercati dalle imprese a gennaio e 1,3 milioni per il primo trimestre 2023, al quale si somma una crescente richiesta di laureati. Buone notizie, o forse no… già nel 2022 un laureato su due è risultato introvabile, mentre le aziende combattono ogni giorno contro lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze.
Sono 504 mila i lavoratori ricercati dalle imprese a gennaio 2023 e 1,3 milioni per il primo trimestre dell’anno, pari al +10,1% rispetto a gennaio 2022, +12,9% se si prende a riferimento l’intero trimestre. La domanda di lavoro si colloca quindi sopra i livelli pre-Covid e segna un +14,0% (+62mila assunzioni) rispetto a gennaio 2019. Sale però anche la difficoltà di reperimento, che si attesta al 45,6% (+7 punti percentuali rispetto a un anno fa), con punte del 66% per le figure dirigenziali e del 62% per gli operai specializzati.
Questi dati previsionali non fanno che confermare una tendenza già stabilmente in atto anche nell’anno passato, come emerge dalla fotografia scattata nel Bollettino annuale 2022 del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal: cresce la domanda di laureati ma, in quasi un caso su due, si fatica a trovarli. La richiesta di profili con il più alto titolo di studio è aumentata di 1,4 punti rispetto al 2021, ed è stata pari a 780 mila unità, ovvero il 15,1% del totale. Complicato, però, per le imprese, trovare almeno il 47% delle figure professionali necessarie, con ricerche che possono durare anche 4-5 mesi.
Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro
Nonostante gli ingressi nel mondo del lavoro siano cresciuti più del previsto nel 2022 (+5,2 milioni, in aumento dell’11,6% rispetto al 2021 e del 12,2% rispetto all’anno prima della pandemia), il mismatch ha superato il 40% delle entrate complessive, oltre 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno e 14 punti percentuali in più rispetto al 2019. In termini assoluti, questo si traduce in quasi due milioni di assunzioni per le quali le imprese hanno riscontrato difficoltà nel 2022, circa 600 mila in più rispetto all’anno scorso, e quasi il doppio (1 milione) di quanto evidenziato prima della pandemia.
“Il mancato incontro tra domanda e offerta è una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Anche per questo abbiamo lanciato nei mesi scorsi la piattaforma Excelsiorienta, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a conoscere e orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese”.
La domanda dei titoli di studio
Lo “zoccolo duro” dell’occupazione nel settore privato è rimasto comunque quello dei diplomati: 1,5 milioni quelli ricercati durante lo scorso anno, ovvero il 29,7%, in calo di quasi due punti percentuali rispetto al 2021, quando la loro richiesta ha raggiunto il 32,5%. In questo caso, la difficoltà di reperimento si attesta al 40%. In leggera flessione la ricerca da parte delle imprese di diplomati Its, che nel 2022 ha sfiorato comunque le 52 mila unità (1%), con una difficoltà di reperimento che supera la metà delle entrate: 56%.
Un ragionamento specifico riguarda la domanda di qualifiche professionali e di profili per i quali non è richiesto alcun titolo di studio. Sono infatti numerosi i casi in cui le imprese hanno dichiarato di cercare persone che abbiano frequentato la sola scuola dell’obbligo, non riuscendo a trovare la qualifica professionale specifica e con un bagaglio di esperienze adeguato. Per questa ragione, Excelsior distingue la domanda “esplicita” di qualifiche professionali (nel 2022 pari a oltre 1 milione di ingressi, il 19,4% del totale, con una difficoltà di reperimento pari al 48%) dalla domanda potenziale. Quest’ultima sfiora il milione e 900 mila unità, arriva a rappresentare il 36% delle entrate programmate e registra il 43% di difficoltà di reperimento.
Analogamente, è pari al 36% la quota delle entrate programmate senza l’indicazione di un titolo di studio, ma scende al 19% nel caso in cui si consideri la domanda “potenziale” relativa alle qualifiche professionali.
Le competenze che mancano
Tra i titoli di studio i più difficili da reperire nel 2022 spiccano i laureati in indirizzo sanitario paramedico (con una difficoltà di reperimento del 65%), i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (61%) e quelli in scienze matematiche, fisiche e informatiche (60%), i diplomati in elettronica ed elettrotecnica (60%) e quelli in meccanica, meccatronica ed energia (56%), oltre ai qualificati con indirizzo elettrico (57%).
I titoli di studio più richiesti
Nel 2022, l’indirizzo economico si attesta saldamente in cima alla classifica tra le lauree maggiormente ricercate dalle imprese: quasi 207 mila le entrate previste lo scorso anno. Al secondo posto l’indirizzo insegnamento e formazione, con 116 mila ingressi previsti, quindi l’indirizzo sanitario e paramedico (oltre 76 mila), l’indirizzo di ingegneria civile ed architettura (57 mila) e l’indirizzo di scienze matematiche, fisiche e informatiche (54 mila).
Tra i diplomi, spicca quello con indirizzo amministrativo, finanza e marketing (quasi 440 mila), quello in turismo, enogastronomia e ospitalità (226 mila) e quello in meccanica, meccatronica ed energia (153 mila). A seguire, l’indirizzo socio-sanitario (125 mila) e trasporti e logistica (108 mila).
Tra le qualifiche professionali, infine, ai primi posti per numero di entrate programmate nel 2022 si attesta l’indirizzo ristorazione (256 mila), l’indirizzo meccanico (164 mila), quello edile (77 mila), quello in trasformazione agroalimentare (70 mila) e quello relativo ai servizi di vendita (58mila).