Cos’è il reddito di libertà e come funziona
Finalmente, l’Inps con circolare n. 41 del 5 marzo 2024, ha dato le prime indicazioni per la fruizione dell’esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, nel limite massimo di euro 8.000 annui, riparametrato su base mensile, nel caso di assunzione di donne vittime di violenza, disoccupate e che percepiscono il c.d. reddito di libertà.
Che cos’ è il reddito di libertà : ricordiamo che si tratta di un fondo che punta a favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà.
Il reddito di libertà consiste in euro 400 pro capite su base mensile per un massimo di 12 mesi alle donne vittime di violenza seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni e dai servizi sociali per consentire l’autonomia nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
Hanno diritto al reddito di libertà, le donne vittime di violenza e accolte nei centri riconosciuti dalle Regioni residenti in Italia:
- sia con cittadinanza italiana, comunitaria che
- extracomunitaria con permesso di soggiorno o lo status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria.
L’incentivo dell’esonero contributivo del 100%, spetta ai datori di lavoro privati che assumono, nel triennio 2024-2026, donne disoccupate vittime di violenza, beneficiarie del c.d. reddito di libertà. Dal momento che, si tratta di esonero contributivo al 100%, tale esonero non è cumulabile con altre agevolazioni.
Come funziona l’esonero contributivo
In caso di assunzione a tempo determinato, l’esonero spetta fino a 12 mesi. In caso di conferma a tempo indeterminato, per un totale di 18 mesi. In caso di assunzione da subito a tempo indeterminato, per 24 mesi.