Contratto di espansione, le misure per agevolare il turn over generazionale

Riqualificazione dei lavoratori e scivolo pensionistico le leve principali per le aziende

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Esiste una novità nel campo degli ammortizzatori sociali ed è il contratto di espansione che – erede del contratto di solidarietà espansivo – permette non solo di agevolare il turn over generazionale ma anche l’alternanza di professionalità. Introdotto nel 2019 in forma sperimentale consente di gestire le situazioni di esubero con l’accompagnamento alla pensione dei colleghi più anziani e per questo è considerato dalle aziende uno strumento importante, a maggior ragione ora, quando dietro l’angolo si affaccia lo sblocco dei licenziamenti.

Le leve su cui si struttura sono diverse e comprendono innanzitutto la riqualificazione dei lavoratori, che si avvarrà anche del Fondo nuove competenze. È previsto un periodo di cassa integrazione di 18 mesi anche non continuativi; la riduzione dell’orario, invece, non può consistere in una percentuale settimanale o mensile inferiore al 30%.

Per ciò che riguarda, invece, il ricambio generazionale e l’accompagnamento verso la pensione dei più anziani, la soglia di accesso è per le aziende sopra i 500 dipendenti, benché per il 2021 possano usufruire dello strumento anche le organizzazioni con almeno 250 lavoratori, limitatamente al solo accompagnamento a pensione (e non quindi alla cassa integrazione per formazione); di certo, quindi, la norma troverà più diffusa applicazione nel prepensionamento.

L’iter procedurale

L’azienda intenzionata ad accedere al contratto di espansione dovrà avviare una procedura di consultazione con le organizzazioni sindacali, evidenziando quali siano le cause della riduzione dell’orario e i lavoratori interessati.

Rispetto al contratto di solidarietà difensivo, attraverso il quale è ammessa una riduzione media d’orario non superiore al 60% e una riduzione massima individuale del 70%, nel contratto di espansione è minore il limite massimo di ricorso alla solidarietà, ma si può decidere di collocare in sospensione a zero ore alcuni lavoratori per un periodo massimo di un anno e mezzo.

Di fatto, lo scivolo pensionistico – che può coinvolgere lavoratori che distino al massimo cinque anni dalla decorrenza di pensione di vecchiaia o anticipata – pare ad oggi l’elemento più interessante per le aziende che decideranno di avvalersi del contratto di espansione, poiché permetterà di effettuare un turn over generazionale inserendo in organico persone giovani con maggiori competenze digitali, accompagnando contemporaneamente alla pensione i più anziani senza particolari traumi perché, nel periodo di attesa, potranno di godere di un assegno il cui importo è pari alla pensione maturata fino al momento di cessazione del rapporto.

Sotto il profilo pensionistico, lo scivolo consentito dal contratto di espansione risulta più conveniente rispetto all’assegno previsto per chi aspira alla pensione anticipata, perché si tratta di soggetti con maggiore anzianità contributiva e, di conseguenza, diritto ad un importo più elevato.

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