Consapevolezza, la carta vincente del lavoratore “employable”
In un mercato del lavoro in profonda trasformazione, dove molte mansioni e ruoli sono a rischio obsolescenza, restare impiegabili per tutta la vita lavorativa è un modo per poter gestire in maniera non traumatica la fine del rapporto di lavoro. Ma alla base ci deve essere la consapevolezza di quello che sta accadendo nel mondo del lavoro. Ne abbiamo parlato con Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo.
Intoo, insieme allo studio Legalilavoro di Milano, è stata promotrice di “Employability e Consapevolezza – L’avvocato del dipendente non serve solo per litigare”, un momento di confronto tra legali, direttori del personale e chi si occupa di trovare un lavoro alle persone che l’hanno perso o che hanno voglia di un cambiamento professionale. All’incontro è intervenuta anche Cetti Galante, amministratore delegato di Intoo, società specializzata nell’outplacement e sviluppo di carriera. Con lei abbiamo approfondito i temi dell’employability e della consapevolezza del lavoratore a restare impiegabile durante tutta la vita lavorativa.
Come si incrocia la vostra attività con questi temi?
Si rivolge a noi chi vuol cambiare lavoro per continuare a crescere e sviluppare le proprie competenze, chi desidera un nuovo tipo di vita magari da freelance o mettersi in proprio, chi vuole sapere quanto è spendibile sul mercato del lavoro, chi ha perso un lavoro e ne cerca un altro. Questo è il nostro core business. Supportiamo queste persone nei loro momenti di cambiamento, poi facciamo anche “prevenzione”, che è stato uno dei temi al centro del confronto.
Prevenzione in che senso?
Il concetto è semplice: non farsi sorprendere dagli eventi. Tutti dovrebbero mantenersi employable. Che vuol dire verificare costantemente le proprie competenze, essere curiosi di ciò che succede nel mondo del lavoro, capire quali sono i propri punti di forza e di debolezza, capire come evolverà il proprio ruolo nell’organizzazione per sostenerne lo sviluppo. Aiutiamo le persone ad avere forte consapevolezza di sè, soprattutto nelle imprese. Voglio essere chiara: non serve fare formazione, coaching o altre attività simili, se prima non c’è consapevolezza e non si è compreso lo scopo per cui si segue un corso di formazione. Ecco, tornando ai temi del convegno: come l’avvocato giuslavorista deve servire per non arrivare al conflitto, così Intoo supporta sia l’azienda che la persona a mantenere sempre alto il livello di consapevolezza ed employability.
Come è stato il confronto con i direttori del personale? Quali erano le vostre aspettative?
Il punto centrale è quello di ispirare chi ascolta con la condivisione di casi di successo.
Le aziende intervenute, non a caso, sono tra quelle che stanno facendo attività preventive per mantenere employable il proprio personale. Insieme agli avvocati e alle aziende abbiamo dibattuto molto anche su come sia importante oggi che tutti gli stakeholder delle aziende contribuiscano a creare un clima che accolga la flessibilità e il cambiamento continuo. In questo ruolo chiave si pone anche il sindacato che deve sempre di più rappresentare un punto di riferimento per le persone, guardando a un futuro di cambiamento con grande fiducia e apertura.
Uno dei punti emersi riguarda anche l’evoluzione del ruolo dell’HR in azienda e delle società come la vostra. Cosa ne pensa?
Il compito dell’HR oggi sta cambiando: deve capire molto profondamente le sfide di business dell’azienda per poi comprendere di conseguenza il cambiamento che avranno i diversi ruoli ed essere quindi capace di mettere le persone in relazione con le sfide sottese all’evoluzione della loro mansione. Intoo in questo si pone a supporto delle direzioni HR, proponendo di mappare le competenze delle persone e identificare così le leve forti che potranno utilizzare per essere costantemente in fit con il loro ruolo, per evitare una obsolescenza inconsapevole.
Che può fare una persona per evitare situazioni simili?
Ci vuole grandissima attenzione perché la digital transformation accelera i processi di obsolescenza di persone e ruoli. È interesse di tutti avere una mentalità aperta e attenta alle trasformazioni in atto. E non è una questione di età: vediamo quotidianamente giovani chiusi al cambiamento e persone più mature che invece hanno un atteggiamento aperto e propositivo, è assolutamente questione di mindset.
Adesso ci saranno i navigator…
Il tema è molto importante e va affrontato con un dialogo aperto tra pubblico e privato, le società di outplacement da 30 anni possono contare su personale specializzato e sono sicuramente in grado dare moltissimi contributi a un sistema pubblico che è in una fase di partenza. L’equilibrio tra politica attiva e passiva è molto delicato, vediamo ogni giorno nel nostro lavoro che le persone tendono ad adagiarsi sull’ammortizzatore sociale, per cui è estremamente importante che la politica passiva supporti la persona nel periodo di transizione da un lavoro all’altro, impiegando però il tempo più breve possibile.
Ci sarà un seguito al primo momento di confronto tra avvocati giuslavoristi, società di outplacement e direttori del personale?
Sicuramente ripeteremo l’esperienza su altri territori, dal momento che sia Intoo che Legalilavoro hanno una distribuzione capillare. È stato uno scambio di opinioni molto stimolante e proficuo, che merita di essere riproposto.