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Congedo parentale 2025: come funziona per dipendenti e aziende?

Congedo parentale 2025: cosa cambia per famiglie, lavoratori e imprese con le misure della Legge di Bilancio? Le novità su durata, retribuzione e diritti per i genitori

Congedo parentale 2025: come funziona per dipendenti e aziende?

In un mercato del lavoro sempre più attento al work-life balance, il congedo parentale rappresenta un tema centrale. Lo dimostrano anche le novità introdotte di recente dalla Legge di Bilancio 2025, che ha previsto un rafforzamento del sostegno alle famiglie. 

Cos’è il congedo parentale 

Il congedo parentale è quel periodo di tempo previsto dalla legge, che consente ai lavoratori e alle lavoratrici di assentarsi dal lavoro per prendersi cura dei propri figli nei loro primi mesi di vita.  Nel congedo parentale, o congedo familiare, rientrano tutte le tutele previste per le donne durante i due mesi precedenti la data presunta del parto e fino a tre mesi dopo il parto (congedo di maternità).  I padri lavoratori  hanno diritto a 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio per stare vicini al neonato e alla madre. 

Per entrambi i genitori vale il diritto di assentarsi per periodi di tempo anche frazionati di massimo 10 mesi. Alcune novità normative hanno previsto di estendere il congedo di paternità. Vediamo tutti i dettagli.

Congedo parentale: quali sono le novità per l’anno 2025? 

La Legge di Bilancio 2025 ha rafforzato il sostegno alle famiglie, introducendo misure innovative per il congedo parentale e il congedo di paternità in Italia.  Le principali novità del congedo parentale 2025 sono:

  • i lavoratori dipendenti hanno diritto a 3 mesi retribuiti all’80% da utilizzare entro il sesto anno di vita del bambino.
  • se il padre usufruisce di almeno 3 mesi di congedo, la famiglia può ottenere 1 mese aggiuntivo di congedo retribuito, portando il totale familiare a 11 mesi.
  • dopo i primi 3 mesi retribuiti all’80%, i successivi 6 mesi (sempre entro i primi 6 anni di vita del bambino) sono indennizzati al 30%.
  • dopo i 6 anni, il congedo può essere richiesto ma non è retribuito, salvo specifiche condizioni reddituali.
  • anche nei periodi non retribuiti, il lavoratore ha diritto alla conservazione del posto di lavoro, ma non allo stipendio

Resta poi valida la possibilità per la madre lavoratrice di fruire di un congedo per un massimo di 6 mesi e fino a quando il figlio non compie 12 anni. Similmente, anche il padre può godere dello stesso diritto. E se il bambino ha un solo genitore, quest’ultimo ha diritto a richiedere un congedo parentale totale pari a 11 mesi. 

Chi paga il congedo parentale? 

È l’Inps a farsi carico delle indennità, sollevando i datori di lavoro dal peso economico. Questo avviene attraverso la contribuzione previdenziale, garantendo così un sistema sostenibile sia per le famiglie che per le imprese. 

Come si richiede il congedo parentale 2025?

 Per usufruire del congedo di paternità, il lavoratore deve seguire diversi  passaggi:

  1. Domanda all’Inps
    La richiesta deve essere presentata tramite il portale INPS, utilizzando una delle seguenti credenziali: 

    • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)
    • CIE (Carta d’Identità Elettronica)
    • CNS (Carta Nazionale dei Servizi)
  2. Notifica al datore di lavoro
    È obbligatorio informare l’azienda con un preavviso minimo di cinque giorni. 
  3. Documentazione necessaria
    È necessario fornire un’autocertificazione che attesti la nascita del bambino e indicare i periodi nei quali si intende usufruire del congedo.

Quanti giorni di congedo ai padri nel 2025? 

Dal 2025, i padri hanno diritto a 10 giorni di congedo di paternità obbligatorio, retribuiti al 100%, da fruire entro i primi cinque mesi dalla nascita del bambino. Inoltre, potranno godere di 6 mesi facoltativi di congedo parentale, che potranno condividere con la madre, retribuiti al 30%. Se il padre decide di usufruire di almeno 3 mesi di congedo parentale, avrà diritto anche a un mese aggiuntivo, retribuito all’80%. Queste possibilità si aggiungono ai permessi previsti per eventi familiari, come malattie o necessità straordinarie, garantendo una maggiore flessibilità ai genitori lavoratori. 

Congedo parentale indennizzato nel 2025

Nel 2025, il periodo di congedo parentale indennizzato di 9 mesi è articolato nel seguente modo:

Mesi retribuiti all’80% entro i sei anni di vita del figlio:

  • 1 mese (Legge di Bilancio 2023)
    Retribuito all’80%. Riservato a chi ha usufruito del congedo obbligatorio tra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023.
  • 1 mese (Legge di Bilancio 2024)
    Retribuito all’80%. Riservato a chi ha usufruito del congedo obbligatorio tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2024.
  • 1 mese (Legge di Bilancio 2025)
    Retribuito all’80%. Riservato a chi usufruisce del congedo obbligatorio a partire dal 1° gennaio 2025.

Mesi retribuiti al 30%:

  • 6 mesi dei 9 complessivi sono indennizzati al 30%, sempre da fruire entro i sei anni di vita del figlio.

Periodi successivi ai 9 mesi:

  • I mesi eventualmente richiesti oltre i 9 previsti sono indennizzati al 30% solo se il genitore ha un reddito individuale inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione INPS.
  • In caso contrario, tali periodi non saranno indennizzati.
    I genitori adottivi/affidatari hanno la facoltà di fruire del congedo parentale alle stesse condizioni e con le stesse modalità previste per i genitori naturali, nei primi dodici mesi dell’ingresso del minore e non oltre il raggiungimento della maggior età dello stesso. 

Congedo parentale nel pubblico impiego

Nel pubblico impiego, la contrattazione collettiva prevede che il primo mese di congedo parentale sia retribuito al 100%, fino ai 12 anni di vita del figlio. Dall’anno 2025, per i bambini nati dall’anno 2025, il primo mese di congedo sarà retribuito al 100% e gli ulteriori due mesi saranno retribuiti all’80% della retribuzione

Quanti padri usano i congedi facoltativi in Italia?

Nonostante le agevolazioni normative, in Italia il congedo di paternità non è ancora una pratica diffusa. Secondo i dati più recenti, meno del 20% dei padri utilizza i congedi parentali facoltativi, un dato che riflette barriere culturali piuttosto che ostacoli legislativi.

La figura paterna è spesso ancora vista come il principale sostentamento economico della famiglia, un retaggio che fatica a lasciare spazio al ruolo di caregiver. Questo influisce negativamente sia sul coinvolgimento diretto nella vita familiare sia sulla parità di genere nel lavoro domestico, che rimane largamente sulle spalle delle donne. 

Per superare questi stereotipi, è fondamentale promuovere una cultura aziendale inclusiva, che valorizzi il ruolo dei padri nella cura dei figli e incoraggi un uso equo dei congedi parentali, anche per favorire il rientro delle neo mamme al lavoro. Le aziende hanno un ruolo chiave nel promuovere l’adozione del congedo di paternità. Offrire un ambiente lavorativo favorevole, che sostenga i lavoratori nella scelta di usufruire di permessi, può fare la differenza. 

Un buon esempio arriva dai Paesi scandinavi, dove politiche mirate e campagne di sensibilizzazione hanno reso il congedo di paternità una norma sociale. In Italia, una strada simile potrebbe incentivare una maggiore adesione, contribuendo al miglioramento del work-life balance per entrambi i genitori. 

 

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