Come scalare i vertici aziendali
Scalare i vertici aziendali è un tema che mette in gioco gli aspetti valoriali e comportamentali degli individui e delle organizzazioni. Responsabilità e network vs piaggeria ed individualismo, lealtà e fiducia vs ambiguità e corruzione
Capita spesso, in questi tempi in cui tante generazioni condividono luoghi di lavoro e progetti, di confrontarsi su uno dei tanti temi che affliggono coloro che si affacciano al mondo del lavoro: come scalare i vertici aziendali? I giovani colleghi sperano in un consiglio miracoloso da chi presumono possa avere maggior esperienza in proposito.
La sensazione infatti è per loro, ma non solo, di essere bloccati in determinate posizioni e di non avere alcuna indicazione chiare di come questa situazione possa essere superata.
Il soffitto di cristallo
In Inglese, come ci spiegherà Cristina Faita, l’epressione che indica la barriera invisibile che impedisce di accedere a determinati livelli dell’organizzazione è “The Glass Ceiling”.
Questo soffitto di cristallo che permette di vedere, di muoversi a pochissima distanza dalle posizioni cui si ambisce, senza potervi accedere, ma soprattutto senza sapere quale percorso lo permetterebbe, affligge molti lavoratori o aspiranti tali ed in particolare donne e giovani.
E’ un fatto che queste due “categorie”, e già disturba doverle chiamare in questo modo, si vedono negata la possibilità di scalare le posizioni nel luogo di lavoro, se non addirittura accedervi.
Per i giovani il dramma si consuma nella dilatazione all’infinito dell’età della giovinezza che come tale, difficilmente, nella mentalità corrente, fa rima con professionalità. Per le donne il problema si pone ad un certo punto della loro vita in cui si trovano a dover fare scelte che difficilmente un uomo affronterebbe. Non a caso i dati parlano di un tasso di abbandono del lavoro da parte delle donne spaventosamente alto in concomitanza con la nascita di un figlio e di un genitore ammalato.
Le ricette per imparare a scalare i vertici aziendali
Paolo Iacci ha scritto un interessante libro, “L’arte di strisciare. Come aver successo nella vita e nel lavoro”, di cui abbiamo trattato in un”intervista che potete vedere qui. Uno dei metodi più consueti, cui gli esseri umani sembrano particolarmente inclini, è quello di utilizzare la piaggeria, di affiancarsi al potente di turno, dando vita a cordate e consorterie, cui si affida il compito di trascinare verso l’alto le sorti della propria carriera. Questa modalità di agire è figlia di una cultura della deresponsabilizzazione e dell’individualismo e trasferisce una certa modalità “mafiosa” dal mondo criminale a quello aziendale.
Per opposizione appare evidente che i due ingredienti cui non si può rinunciare per aspirare ad un successo che sia tale, sono la responsabilità e la capacità di fare network. Quest’ultimo concetto nulla a che fare con le sopracitate consorterie, ma fa riferimento ad un approccio collaborativo, di scambio della conoscenza e delle informazioni, di solidarietà etica, che premia il merito e non l’appartenenza al genere o qualsivoglia carro del vincitore.
Resilienza per perseverare nella scalata
Un pizzico di resilienza è ovviamente necessaria perché, come dice Liggy Webb, autrice del libro “Resilience: How to cope when everything around you keeps changing e intervistata da HR-Link, viviamo in un tempo che può essere riassunto con l’acronimo VUCA: Volatile, Uncertain, Complex, Ambiguous e quindi ci troviamo a fronteggiare una complessità mai vista.
La resilienza è come un muscolo che va allenato costantemente e non si accorda con le convenienze e le scorciatoie.
L’interconnessione unita alla competenza è quindi la chiave che permette di raggiungere i risultati che difficilmente si otterrebbero da soli se non a costo di pesanti ed odiosi compromessi. La lealtà, afferma Iacci, è il valore cui ispirare le proprie azioni, lealtà verso se stessi, verso gli altri, prezioso terreno di coltura della fiducia, il tessuto connettivo delle organizzazioni.
Il soffitto di cristallo si potrà così così sfondare e scalare i vertici aziendali non sarà un’avventura in solitaria e nemmeno corrotta.
Scalare i vertici aziendali come si scalano le montagne
Non è un caso che ci si affidi alla metafora della montagna dove la lealtà e la fiducia sono i valori cui è legata addirittura la vita delle persone: le cordate che scalano le vette sono fatte di uomini e donne competenti, solidali, capaci di sacrificio e di perseveranza, che si prodigano per il raggiungimento dell’obiettivo, e al tempo stesso per il bene delle squadra e dei suoi componenti.
Non c’è spazio per la piaggeria, la compiacenza, il compromesso.
Le azienda gestite da manager che si ispirano a questo modello saranno altresì più chiare e trasparenti nell’indicare la strada, costruire percorsi di carriera, rendere note le attese, per permettere a ciascuno di cimentarsi nella scalata, senza ambiguità e senza i famosi giochi di potere che Berne ha messo così bene in luce nel suo “A che gioco giochiamo”.