Come lavoro umano e tecnologia potranno convivere grazie alla competenza emotiva
Il tema rapporto tra lavoro umano e tecnologia ha tenuto banco già nel 2017 e di certo non si smetterà di discuterne nel 2018. I punti di vista sono molto diversificati ma ciò che non potrà essere sostituita è la nostra competenza emotiva che però deve essere coltivata.
Il tema rapporto tra lavoro umano e tecnologia ha tenuto banco già nel 2017 e di certo non si smetterà di discuterne nel 2018.
I punti di vista sono molto diversificati e vanno da coloro che prefigurano scenari inquietanti, in cui gli uomini sanno sostituiti dai robot, come bene rappresentato da una copertina del The New Yorker in cui un uomo seduto sul marciapiede riceve l’elemosina da parte di un robot tra i tanti che si aggirano indaffarati, a coloro che affermano che non ci sia assolutamente nulla di cui temere.
Anche i business coach si sono interrogati sul tema e Anja Puntari e Roberto Degli Esposti hanno voluto dare il loro contributo in un articolo che già dal titolo ci fa comprendere quale sia il loro orientamento.
“Tranquilli, i robot non vi ruberanno il lavoro!” è il titolo dell’articolo comparso sul blog di Performant by SCOA in cui i due autori esaminano lo scenario che non si può nemmeno più dire futuro, perché, come affermano, è già un presente in cui siamo inconsapevolmente immersi.
Se è vero che tanti lavori scompariranno la storia dell’evoluzione dell’uomo, della sua capacità di adattamento attivo, da un lato, e quella dei già numerosi lavori in cui la tecnologia è intervenuta per sostituire l’uomo, che ha potuto così occuparsi di altro, ci parlano di un mondo in cui si sono generate costantemente nuove opportunità proprio da quelle tecnologie che avevano spazzato via intere categorie professionali.
Lavoro umano e tecnologia: la competenza emotiva farà la differenza
Torna un tema su cui è necessario soffermarsi perché proprio rispetto a questo le macchine difficilmente potranno sostituire l’uomo. La relazione tra gli essere umani, quel plus che fa preferire un proprio simile ad una macchina che magari potrebbe essere altrettanto se non più competente e capace.
Non è un caso che siano proprio due coach a mettere l’accento su questo punto: dovremmo probabilmente preoccuparci molto di più dell’analfabetismo emotivo dilagante piuttosto, che dalla tecnologia che tanti vantaggi porta alla qualità della nostra vita.
Questo è il campo su cui combattere la nuova battaglia che non mira alla distruzione della macchina, di “luddistica memoria”, bensì alla coltivazione di competenze sempre più raffinate per la gestione dei rapporti, per il discernimento delle emozioni, per il loro proficuo utilizzo. In questo rimaniamo ancora insostituibili a patto che si superino le resistenze ai cambiamenti e che si sappiano cogliere gli elementi evolutivi del rapporto tra lavoro umano e tecnologia.
…..da “I Barbari” di Baricco, distruttori dei valori e della cultura del passato, al mondo nuovo, ovviamente non quello Huxley, questo si terribilmente inquietante, in cui gli uomini riescono finalmente a riconoscersi per la loro straordinaria unicità emotiva ed evolutiva che non saranno le macchine ad annientare.