Colloquio di selezione, ecco come prepararsi
Colloquio di selezione:ecco come prepararsi. facciamo quel che facciamo? Per chi e per cosa intraprendiamo una certa strada, scegliamo un lavoro, ci proponiamo per una candidatura?
Domande all’apparenza semplici cui si rischia di dare delle risposte banali che non vanno al nocciolo della questione: la visione di noi stessi nel nostro futuro, il nostro modello di eccellenza come esseri umani e come professionisti.
Non c’è scelta,compresa quella di natura professionale, che possa prescindere da questo interrogativo ed essere pronti a rispondere ad esso fa la differenza nel dirigersi verso percorsi che soddisferanno le nostre ambizioni o finiranno per frustraci in una quotidianità priva di stimoli. Se questo aspetto è così importante per ogni individuo, altrettanto si può dire per le aziende che si trovano a fare selezione per acquisire nuovi talenti. Lo sanno bene i recruiter che in un tempo relativamente breve come quello offerto dal colloquio di selezione, si trovano a dover capire se la persona che sceglieranno sarà adatta al ruolo per cui concorre, ma soprattutto se sarà in linea con le necessità dell’azienda, con la sua visione.
Accertarsi che sia dotata delle competenze, conoscenze e capacità richieste è di gran lunga molto più semplice rispetto a verificarne le caratteristiche personali, che ne permetteranno performance durature e di valore e un grado di engagement e retentiontale da poter investire su di essa e averne un ritorno.
Torniamo quindi al perché facciamo quel che facciamo. Stephen Covey nel suo testo “The 7 Habits of Highly Effective People” afferma che la vita “non accade”, ma diventa ciò che abbiamo scelto che sia e invita ad immaginarsi quello che vogliamo diventare perché ogni nostra scelta ha due nascite, una mentale e l’altra comportamentale. Invita quindi a scrivere un “Personal Mission Statement” come esercizio alla costruzione mentale del nostro futuro per orientare quindi quotidianamente i nostri passi verso ciò che abbiamo deciso di essere e quindi di fare.
Sappiamo quanto l’atto di scrivere costituisca in una sorta di contratto con noi stessi, in cui dichiariamo le nostre intenzioni e sappiamo anche come sia un esercizio che mette alla prova la chiarezza delle nostre idee, la loro coerenza, l’effettiva volontà di perseguire una certa strada.
L’allineamento tra la visione che abbiamo di noi, la nostra identità, i valori, le capacità i comportamenti e l’ambiente, i famosi livelli logici, è a sua volta la “prova del nove” rispetto alla reale possibilità, tutta costruita al nostro interno, di realizzare quanto sogniamo per noi stessi.
E’ un atto creativo che sta alla base del successo di coloro che ci sono riusciti come individui, ma anche delle aziende di successo.
I formatori raccontano spesso una storia in cui tre uomini intenti a fare esattamente la stessa cosa, spaccare delle pietre, alla domanda “cosa state facendo”, rispondono in tre modi completamente diversi: il primo dice che sta spaccando delle pietre, il secondo che sta costruendo una scalinata, il terzo che sta costruendo una cattedrale. E’ lampante l’implicazione di ciascuna risposta rispetto a quanto detto prima. A questo punto basta chiedere a se stessi quale di queste tre risposte corrisponde al senso di ciò che si sta facendo: a noi il compito di decidere se arrivare preparati alla fatidica domanda sul perché facciamo quel che facciamo.
Potrebbe essere la differenza che fa la differenza, citando una famosa frase della PNL, durante un colloquio di lavoro.