L’eccellenza nel coaching e il valore strategico per l’HR
Giulia Astrella, presidente di ICF Italia, spiega l’importanza delle credenziali internazionali per i coach, il valore del coaching per le risorse umane e il crescente interesse delle aziende per il team coaching, un approccio strategico per migliorare la collaborazione e l’efficacia dei team
Dal 2002 il Chapter italiano dell’International Coaching Federation (ICF) è un interlocutore autorevole che, sia sul piano istituzionale che professionale, si pone l’obiettivo di sviluppare e sostenere la figura di coach. Insieme a Giulia Astrella, presidente di ICF Italia, capiamo di più su questo ruolo.
Ci può fare una breve panoramica su ICF?
ICF è la più grande associazione al mondo di coaching, conta più di 50 mila iscritti in 150 Paesi. L’associazione è nata a livello internazionale nel 1995 per rispondere all’esigenza di creare degli standard rigorosi per contestualizzare la figura del coach che a quei tempi stava nascendo, creando al contempo una rete di networking per lo scambio di competenze ed esperienze.
La mission di ICF è ancora oggi quella di promuovere l’eccellenza nel coaching, adottando standard elevati che includono un rigoroso percorso di studio e pratica. Non si tratta di un compito semplice…
Un altro obiettivo fondamentale di ICF è diffondere la cultura del coaching come disciplina che supporta le persone nel raggiungimento dei propri obiettivi. In quest’ottica, ICF sta collaborando in Italia con altre due importanti associazioni, EMCC e AICP, per promuovere la conoscenza della professione del coaching in modo capillare e trasversale.
Cosa sono le credenziali che rilascia ICF e come funzionano?
Le credenziali sono qualifiche professionali che attestano le competenze di un coach professionista, promosse a livello globale dall’International Coaching Federation (ICF). Queste credenziali hanno validità internazionale e si articolano in tre livelli: ACC, PCC e MCC. Ognuno di questi può essere ottenuto seguendo un percorso progressivo che include molte ore di formazione, sia teorica che pratica.
I livelli di credenziali si possono conseguire presso scuole riconosciute da ICF, che accredita solo organizzazioni di formazione al coaching che soddisfano elevati standard di qualità ed etica. È fondamentale sottolineare che queste non sono certificazioni, ma strumenti per garantire che i coach e le scuole di coaching aderenti rispettino gli standard internazionali.
Per esempio, dopo aver completato il primo livello in una scuola accreditata, un aspirante coach deve dimostrare di aver completato 100 ore di pratica per accedere alla credenziale ACC, superando un esame obbligatorio, indipendentemente dalla scuola frequentata. Lo stesso processo si applica per gli altri due livelli frequentando una scuola di secondo livello per la credenziale PCC e una raccolta di 500 ore e una scuola di terzo livello per la credenziale MCC e 2500 ore.
Quali sono i vantaggi del coaching per un HR?
Dal mio punto di vista, il ruolo dell’HR è cruciale per due motivi principali. Innanzitutto, se ha completato una formazione di coaching accreditata da ICF, l’HR è in grado di valutare con maggiore competenza il tipo di servizio di coaching da considerare per la propria azienda, comprendendo meglio durante la fase di scouting ciò che un coach propone
Inoltre, dal punto di vista della crescita personale e professionale, molti HR che frequentano un corso di coaching notano un miglioramento significativo nelle proprie capacità di ascolto, nella formulazione di domande, ad esempio durante i colloqui, e nella comprensione delle esigenze dei dipendenti. Questo avviene grazie a un nuovo mindset acquisito attraverso la crescita personale che avviene durante il percorso di coaching.
La chiave di tutto è a mio avviso comprendere il valore della consapevolezza che un percorso di coaching offre, in particolare rispetto a competenze come l’ascolto attivo, la capacità di porre domande efficaci e la comunicazione. Queste competenze, sebbene possano sembrare semplici da acquisire, si rivelano molto più complesse quando si tratta di metterle in pratica.
Al Salone della Formazione – che si terrà il 25-26 settembre 2024 a Milano, lei parlerà di team coaching. Può darci un’anteprima e spiegarci perché questo approccio sta diventando sempre più richiesto dalle aziende in questo momento?
Il team coaching si concentra sulle dinamiche e sulla comunicazione all’interno di un gruppo, composto dal capo e dai suoi diretti riporti, considerato come un’entità unica, un’unità a sé stante, dove l’interazione e la collaborazione tra i membri sono fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi comuni.
Questa disciplina si sta evolvendo proprio perché si è compreso che il team è una vera entità, formata sì da individui, ma caratterizzata da una propria identità collettiva. Si tratta di un approccio unico – che si differenzia per esempio dal team building, più finalizzato a creare coesione attraverso attività ludiche e preparatorie – che mira a rafforzare l’interazione e l’efficacia del team nel suo complesso.
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