Caronte & Tourist investe sulle donne, un “modello” per vincere le discriminazioni
Il settore navale è storicamente e culturalmente maschile ma Tiziano Minuti, HR communication manager, lancia la sfida: “È importante fare la propria parte”.
In un’azienda culturalmente e storicamente maschile si è deciso di fare una scelta coraggiosa, di provare a invertire la tendenza, di fare da apripista e lanciarsi in una sfida importante: quella di incentivare le assunzioni di donne, non solo tra i livelli più alti, non solo negli uffici, dove già sono presenti, ma anche in macchina, dove si indossa la tuta e ci si sporca di grasso. Obiettivo: aumentare del 10% la presenza femminile entro il 30 giugno 2023.
L’accordo è stato firmato a ottobre alla Caronte & Toursit, grazie a un’idea di Tiziano Minuti, human resources communications manager della società di navigazione.
Minuti, da dove è arrivata questa iniziativa inaspettata?
Certamente ha aiutato la mia personale sensibilità e quella dei vertici rispetto ai temi di genere. Ma poi, di fatto, è scattato tutto un giorno in cui ero in macchina per andare in ufficio e ascoltavo un programma radiofonico in cui si parlava di un istituto italiano che certifica buone pratiche per la parità di genere, il Winning women institute. Ho subito pensato che sarebbe stato importante avviare un percorso simile anche per la nostra azienda, che è composta al 90% da maschi. Ovviamente l’Istituto ha apprezzato lo spirito, benché al momento non avessimo le caratteristiche per essere rappresentativi di buone pratiche. Però ci hanno chiesto di partecipare a un evento perché raccontassimo la nostra esperienza.
Che, da idea, si è tradotta in cosa?
Abbiamo coinvolto i sindacati di settore e i confederali di settore, con cui il dialogo da sempre è proficuo. Abbiamo stipulato un accordo che avremmo dovuto firmare il 17 marzo scorso e che è stato rinviato a causa della pandemia. Lo scorso 22 ottobre ci siamo arrivati. L’impegno è di intraprendere un percorso per aumentare l’occupazione femminile del 10% entro il 30 giugno 2023. Abbiamo istituito una commissione Pari opportunità composta anche dalle responsabili delle pari opportunità dei sindacati. Si è deciso che, nell’ambito di qualsiasi operazione di selezione affidata a terzi, la short list che ci verrà consegnata dovrà contenere il 40% di donne. Associato a questi impegni, abbiamo anche introdotto un buono di 500 euro per dipendenti che hanno figli al nido o alla scuola dell’infanzia e primaria, attivo dal primo gennaio 2021. Incentiveremo lo smart working, allargato non solo alla conciliazione della gestione dei figli ma del lavoro di cura in generale. Inoltre, abbiamo individuato una figura interna, Piera Calderone, che si sta formando per diventare diversity e disability manager. Sono soddisfatto: credo che si tratti di una sfida impegnativa e il riscontro che abbiamo ottenuto da parte della politica e delle istituzioni lo dimostra ulteriormente. Ha manifestato interesse e apprezzamento anche la referente per le Pari opportunità della Regione Sicilia: l’idea è che la nostra esperienza possa essere un modello da esportare, un paradigma di un settore basato sul lavoro maschile – e anche maschilista – per tradizione, che decide di evolvere.
Settore maschile e maschilista, lei dice, storicamente. Com’è la situazione oggi?
Di certo è cambiata rispetto al passato. Ma comunque, su 1.300 dipendenti, nell’ambito dei marittimi il 96% sono uomini, mentre negli uffici le donne sono il 30%. È un settore maschile da sempre, il linguaggio stesso lo è. Oggi abbiamo già una comandante donna; poi ci sono donne ufficiali o che ricoprono il ruolo di commissari di bordo, ma anche donne tra i livelli più bassi.
Come si trova con l’equipaggio la donna comandante?
Si trova bene, anche sul piano del rispetto reciproco. È una donna con una sua dolcezza di fondo, caratterizzata da una femminilità certamente non repressa.
E oltre a lei?
Noi stessi da dieci anni abbiamo attivato borse di studio per gli istituti nautici. Su dieci premiati, sei o sette sono donne. Sono brave e sono aumentate di numero anche quelle che stanno in macchina, con le tute e non con le divise bianche. Imbarchiamo sempre più spesso ragazze allieve ufficiali.
E poi però evidentemente non tutte approdano alla professione sulla nave.
Accade anche che alcune proseguano all’università. C’è da dire che la nave è un microcosmo: non è una vita semplice e le donne la affrontano con la tenacia che è loro propria. Oggi iniziamo ad andare in consuntivo con le premiate; c’è una prospettiva. L’organizzazione di bordo è di stampo militare; la divisione è per gradi, non per qualifiche. Prima accennavo a un linguaggio “da caserma” a cui forse i ragazzi sono più abituati. Ma le cose stanno cambiando e i giovani di oggi sono diversi, sono abituati alle donne che lavorano e anche alle donne che comandano. La convivenza tra generi diversi è possibile. Si forza il chiavistello e la porta si può spalancare.
Ed è ciò che state facendo con il vostro progetto.
Certamente la nostra azienda era già caratterizzata da una sensibilità verso questi temi, magari anche inconsapevole, che già si era estrinsecata attraverso prassi di incoraggiamento alla maternità, condivisa dai vertici. La nostra presidente è donna: Olga Mondello Franza, cavaliere del lavoro. Siamo una società che ha deciso di essere partner in un’iniziativa che si chiama Posto occupato, nata per sensibilizzare la gente sulla violenza contro le donne e cerchiamo di fare la nostra parte per cambiare la mentalità diffusa.