Business travel, nel 2022 riprendono i viaggi di affari
Quale è stato l’andamento dei viaggi aziendali, per numero e spesa, nel 2022? E quale sarà nel 2023? Come sta cambiando il ruolo del Travel manager in azienda? Come le aziende stanno passando da una visione cost-centrica a una employee-centrica? A tutte queste domande ha cercato di dare risposta l’ultima ricerca dell’Osservatorio Business Travel del Politecnico di Milano, che ha analizzato l’andamento del mercato dei viaggi d’affari e le principali tendenze in atto coinvolgendo i responsabili travel delle medio-grandi aziende operanti in Italia. Ecco cosa è emerso.
Benché non si siano ancora raggiunti i livelli e i volumi pre-pandemia, nel 2022 i viaggi d’affari in Italia hanno ripreso quota in maniera importante: +96% rispetto al 2021, con appena 16 punti percentuali in meno rispetto al 2019, l’anno di benchmark per quanto concerne l’era pre-Covid. Percentuali che, tramutate in dati, rappresentano una spesa per i viaggi d’affari di 17,2 miliardi di euro per 25 milioni 968 mila trasferte, 6,8 milioni delle quali con destinazioni internazionali.
Non solo: secondo le proiezioni, il 2023 potrebbe proprio essere l’anno del recupero totale (con un +4% sul 2019) nonostante gli strascichi di un’inflazione rilevante e il cambio euro-dollaro non sempre favorevole: «Nel 2023 vedremo il ritorno ai risultati pre-Covid, anche se una previsione è davvero complicata per un quadro congiunturale “ballerino” come mai prima – ha affermato il professor Andrea Guizzardi, docente dell’Università di Bologna e direttore dell’Osservatorio Business Travel, svolto con la collaborazione del Politecnico di Milano – La situazione attuale, tuttavia, caratterizzata da un’estrema volatilità dei prezzi, rende necessario un continuo rinnovamento dei processi, introducendo sempre di più il digitale per contenere la spesa. La digitalizzazione delle attività di rendicontazione e riconciliazione, per esempio, consente un notevole risparmio di tempo e quindi di costi. Inoltre, la digitalizzazione delle procedure consente il raggiungimento di maggiori benefici, se accompagnata da una corretta gestione e utilizzo dei dati».
I dati dell’Osservatorio in dettaglio
Al di là del mero dato globale, è assolutamente interessante lo scorporo che l’Osservatorio ha prodotto e che delinea le caratteristiche di un mercato in decisa evoluzione.
Il primo elemento che emerge è la marcata predominanza – oltre 19 milioni – delle trasferte su territorio nazionale, anche se la loro spesa è inferiore a quella della trasferte internazionali: 6,5 miliardi contro 10,6 miliardi per i viaggi all’estero (dato peraltro spiegabile con i maggiori costi legati, per esempio, ai trasporti. Non stupisce, infatti, che tra i mezzi di trasporto prevalga l’auto con 15,4 milioni di viaggi, seguita dall’aereo, con 7 milioni e una flessione ancora pari al 45% rispetto al 2019, e dal treno con 3,4 milioni ).
E ai trasporti va anche il 53% (pari a 9,1 miliardi) del budget del business travel, che per il 30% viene poi speso in alloggio (5 miliardi) e per il 17% in ristorazione (2,9 miliardi).
Per quanto riguarda i settori, dalla ricerca emerge che quello dei servizi è quello che viaggia di più (con l’immobiliare in primis), ma le aziende a carattere industriale che viaggiano sono più grandi e con più possibilità di investire.
Infine, se analizziamo la motivazione di viaggio, nel 2022, il Mice (acronimo di Meeting, Convention, Incentive ed Exhibition, ndr) cresce meno di altre situazioni, «Ma è anche quello che si diceva non sarebbe più risorto», ricorda Guizzardi; 11,6 milioni di trasferte hanno avuto come obiettivo attività commerciali, 7,8 milioni sono state missioni tecniche, 3,5 milioni sono state motivate da riunioni aziendali e 2,9 da fiere, viaggi incentive e corsi di formazione.
Le nuove tendenze
Sono interessanti anche i trend che l’Osservatorio Business Travel ha individuato dal punto di vista del comportamento e delle attitudini del viaggiatore, riconfermando alcuni fenomeni emersi negli ultimi anni e consolidatisi con l’avvento dello smart working. Il primo è sicuramente quello della “workation”, nota anche come holiday working, ovvero la non più netta distinzione tra momento lavorativo e momento “off” e la conseguente possibilità di lavorare anche dai luoghi di vacanza, possibilità consentita dal 54% delle aziende, contro un 44% che, invece, non lo ha permesso affatto. Predecessore della workation è stato il bleisure, ovvero la possibilità di prolungare per scopi leisure la trasferta di lavoro, facendosi magari raggiungere dalla famiglia: opportunità colta dal 23% dei dipendenti presi a campione dall’Osservatorio e permessa dal 63% delle aziende. Workation e bleisure sono fenomeni che fanno subito capire come la priorità del settore sia passata da cost-oriented ad employee-oriented: a conferma di ciò, anche la figura del travel manager è in trasformazione e, accanto al controllo dei costi, proprio la sicurezza del viaggiatore e la sostenibilità sono diventate voci importanti, benché il 66% degli intervistati non stia calcolando le emissioni di CO2 prodotto dai viaggi di lavoro della propria azienda.
A tutta digitalizzazione
È in aumento anche la digitalizzazione delle procedure di gestione delle trasferte di lavoro, soprattutto nelle fasi iniziali: il ricorso a una Tmc per la prenotazione sale infatti dal 60% al 65% e il ricorso a strumenti digitali pasa dal 79% all’83%, con un aumento del 9% di ricorso a tool digitali di prenotazione nel 2022. Per quanto riguarda la prenotazione, il 7% degli intervistati che passa da siti internet B2C, il 28% da self booking tool, il 18% da un’agenzia di viaggi esterna tramite online booking tool, il 32% da un’agenzia/ufficio viaggi interno e il 15% da un’agenzia esterna via mail o telefono. Per quanto riguarda le strutture ricettive, l’e-commerce incide per il 51% sulle transazioni mentre per i trasporti si arriva addirittura al 68%.
La voce dell’addetto ai lavori
«Dopo il Covid si sta registrando una grande attenzione al fattore sicurezza, ma anche all’elemento tecnologico e alla qualità del viaggio» afferma Giorgio Garcea, Chief Commercial & Operations Officer di Cisalpina Tours, che prosegue: «Anche l’operatività è cambiata, ora ci si affida meno al self booking e c’è stato un certo ritorno dall’online all’offline perché il viaggiatore è più incerto e preferisce fare qualche domanda in più ed evitare di correre rischi. Non è un caso che nelle aziende il tema del welfare sia diventato cruciale, tanto che Cisalpina Tours ha messo a disposizione dei propri clienti un vero e proprio portale welfare, all’interno del quale le imprese e i loro dipendenti possono utilizzare i crediti welfare per l’acquisto di viaggi».