Business Coaching per migliorare le performance
Far crescere i manager, migliorare le performance dei team e dei gruppi, creare un clima di lavoro migliore, trovare e sviluppare i talenti sono solo alcuni delle attività che le aziende chiedono al Business Coach. Ma cosa vuol dir fare Business Coaching?
Far crescere i manager, migliorare le performance dei team e dei gruppi, creare un clima di lavoro migliore, trovare e sviluppare i talenti.
Abbiamo appena elencato solo alcune delle azioni oggetto dell’attenzione crescente delle aziende….ma tra l’attenzione e l’azione c’è un gap da superare.
Spesso è proprio li che si blocca il processo perché, come ogni coach sa bene, lo snodo cruciale è la traduzione delle intenzioni in azioni, dei desiderata in comportamenti.
Cosa si deve cambiare, come si deve cambiare e perché alla fine bisogna cambiare, sono domande semplici le cui risposte non sono per nulla scontate, ma è su quelle che è necessario in prima battuta soffermarsi.
Il business coaching si colloca proprio su questo snodo, per accompagnare l’organizzazione in questa fase di assunzione di consapevolezza e di responsabilità, che permette di focalizzarsi su ciò che è veramente importante, in relazione all’obiettivo che ci si è prefissati.
Bisogna cioè evitare l’effetto Gattopardo: “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna cambiare tutto”, ribaltando i termini della famosa affermazione.
Il business coach permette all’organizzazione di guardarsi da angolazioni nuove, di puntare lo sguardo nelle direzioni che permettono di allinearsi con la visione e così diffonderla e condividerla con i collaboratori.
Di Business Coaching abbiamo parlato in una intervista a Carlo Boidi, Senior Business Coach di SCOA The School of Coaching, e con lui abbiamo toccato i temi di cui sopra e non solo.
Il coach per l’azienda, ci dice Carlo Boidi, è come un allenatore di comportamenti, quelli utili e necessari per raggiungere gli obiettivi.
Allenare significa in questo caso, come nel campo sportivo, individuare quali di questi vanno potenziati, partendo da un principio fondamentale, che è la fiducia nella possibilità che la persona, il team, il gruppo possano migliorare e giungere a dotarsi di quelle skill che sono necessarie per arrivare a meta.
Migliorare le performance grazie alla fiducia di poterlo fare
La fiducia è il nucleo incandescente che bisogna riportare al centro del lavoro con le persone. “Nucleo” perché è il sentimento aggregatore più potente che un insieme di persone, quale è l’azienda, ha a disposizione per attrarre e trattenere, “incandescente” perché è difficile da maneggiare, come appunto un oggetto ad altissima temperatura. Mette in gioco ciascuno, con le proprie attitudini, aspirazioni, timori e speranze.
Carlo Boidi infatti ci ha parlato dei tema della franchezza, della possibilità/impossibilità che i team e le persone incontrano nel dire, nell’esprimere i propri punti di vista. Se non c’è fiducia e se non si lavora perché questa cresca, i non detti prendono campo in maniera subdola e decidono.
Le profezie autoavveranti trovano spazio nel luogo che dovrebbe essere di confronto e viaggiano sul timore dell’affronto,
Il business coach ha questo compito maieutico di portare alla luce le possibilità, di stemperare l’ incandescenza e rendere maneggiabili gli oggetti del lavoro ed avvicinabili i soggetti.
Il fascino di questa professione sta nel lavorare sui diversi livelli di interlocuzione delle parti, comprese e soprattutto quelle interne a ciascuno dei coachee.
Portare a consapevolezza, indicare la strada per apprendere ad apprendere, diffondere una nuova cultura dell’interagire umano, sono solo alcuni degli esiti finali di un percorso di business coaching. Sviluppare le competenze di coaching diventa così una leva di sviluppo straordinaria per i manager e per le loro aziende. Portarle “in casa” è la nuova sfida per il futuro che le attende.