Bullismo non solo tra gli adolescenti, ma anche in ufficio: ecco il piano di Tim

Il gruppo ha lavorato a una policy dedicata alle molestie, per radicare la cultura del rispetto e dell’inclusione.

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Bullismo non solo tra adolescenti, ma anche sul posto di lavoro, solitamente rivolto verso le donne. Accade, ed è per questo che il gruppo Tim ha deciso di definire una policy per contrastarlo. Nel documento si legge: «L’azienda si impegna a non tollerare comportamenti assimilabili alle molestie di genere, sessuali o bullismo, verificando che ci sia rispetto tra le persone e creando occasioni di sensibilizzazione sul tema delle molestie, in tutte le sue forme, diffondendo informazioni sugli strumenti a disposizione di tutti per prevenirle, limitarle e gestirle». L’obiettivo è quello di diffondere una cultura di inclusione, rispetto e tolleranza tra i 40 mila dipendenti.

Gaia Spinella, che per la società è responsabile proprio di engagement, inclusion & people development, ha spiegato a Il Sole 24 ore come è nata questa idea: «La società lavora sull’inclusione da tanto tempo, al punto che possiamo dire di avere una lunga tradizione in materia – racconta – La nuova policy è nata nell’ambito del progetto donna, che ha previsto diverse iniziative su vari fronti per la riduzione del gender gap e per l’inclusione».

Sono stati pensati percorsi di formazione e strumenti per la segnalazione di episodi di molestia, affinché tutti siano coinvolti nel progetto e possano dare il proprio contributo. Se poi, come può accadere, chi è vittima di una molestia non se la senta di fare immediatamente la segnalazione, potrà rivolgersi a servizi e figure esperte, che potranno aiutare in questo senso; la person of trust è una di queste: «Una figura professionale esterna all’azienda, che rappresenta un punto di ascolto e orientamento per i dipendenti che vogliono un parere su quanto accaduto, hanno necessità di capire come interpretare gli episodi e come comportarsi, o desiderano dei chiarimenti sulla policy e i canali a disposizione per affrontare l’eventuale situazione problematica, senza che tutto questo rappresenti una segnalazione», si legge ancora nel documento.

Ma a disposizione viene anche messo un servizio di consulenza legale. Importante anche il ruolo dello sportello psicologico «per i cittadini di Tim», che offre «un servizio telefonico a uomini e donne in modo anonimo e confidenziale. Le consulenze vengono erogate direttamente da psicologi e psicoterapeuti iscritti all’albo nazionale. Lo psicologo fornisce al chiamante accoglienza, supporto continuativo e orientamento ad altri enti territoriali in base al caso specifico».

L’inclusione

La raccolta dei dati ha avuto la funzione di aiutare la società a capire il fenomeno, le sue dimensioni e le aree di miglioramento. Dal momento che sullo sfondo di questo lavoro c’è innanzitutto il tema dell’inclusione, Tim ha scelto di affrontarlo coinvolgendo i dipendenti stessi, attraverso la creazione di gruppi di lavoro. «La nostra può essere considerata una policy bottom up, in cui abbiamo considerato una rosa di temi di cui parlare – sottolinea Spinella – Tra questi c’è anche il bullismo, perché abbiamo voluto inserire tutto ciò che è molestia e tutti quei comportamenti verbali, fisici e psicologici che causano danni alle prestazioni lavorative: dallo stalking, alle molestie sessuali, alle molestie di genere».

La richiesta d’aiuto

Chi ritiene di essere stato vittima di questi comportamenti può chiedere aiuto sia rivolgendosi all’azienda, sia all’esterno. Nel primo caso la segnalazione può essere fatta attraverso il portale di whistle blowing, oppure al proprio responsabile o alla direzione risorse umane; nel secondo, invece, si può utilizzare lo sportello di supporto psicologico, che è nato con una finalità più generale oppure, per esempio, rivolgersi alla Fondazione Libellula, un’organizzazione che promuove la cultura contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere.

Il gap di genere

La policy è uno dei tasselli di un progetto globale di inclusione e di riduzione del gap di genere con cui Tim vuole dare un contributo che va al di là del perimetro aziendale. «I nostri 40 mila lavoratori – spiega Spinella – sono uno spaccato del paese e sentiamo nei loro confronti una forte responsabilità sociale. Il lavoro da casa, che è aumentato a causa del distanziamento imposto dall’emergenza sanitaria dell’ultimo anno e mezzo, e la didattica a distanza dei figli, li hanno portati a stare maggiormente a contatto con le famiglie: questa policy vuole sostenere un salto culturale verso l’inclusione per tutti, a cominciare dalle generazioni più giovani».

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