Benessere dei lavoratori e salute mentale: cosa dicono i dati

Il benessere sarà ancora un tema centrale del mondo del lavoro per il 2025. Quali sono i trend? Lo capiamo anche attraverso i dati di alcune recenti ricerche

i dati sul benessere dei lavoratori

Il benessere lavorativo si conferma una priorità globale per il 2025, con nuove ricerche che ne sottolineano l’importanza per la produttività e la sostenibilità aziendale. Dallo stress lavorativo al quiet quitting, passando per la solitudine e il coinvolgimento dei dipendenti, le sfide che i datori di lavoro devono affrontare sono molteplici. Ma come possono le organizzazioni migliorare il clima aziendale e garantire il benessere dei dipendenti?

Stress e solitudine: due grandi ostacoli

Secondo il rapporto Gallup State of the Global Workplace condotto su scala mondiale (sono stati intervistati circa 1.000 persone in ognuno dei 160 Paesi presi in considerazione), il 20% dei dipendenti a livello globale prova solitudine quotidiana, una percentuale che sale al 25% tra i lavoratori da remoto rispetto al 16% di coloro che lavorano in presenza. La solitudine e l’isolamento sociale, oltre a impattare negativamente sulla salute mentale, possono generare conseguenze devastanti sulla produttività e sulla capacità di collaborazione dei team.

Parallelamente, l’indagine Lo stato dell’arte del wellbeing aziendale 2025 pubblicata da Wellhub – piattaforma che offre servizi per il benessere aziendale – sottolinea che lo stress lavorativo è ormai la principale minaccia alla salute mentale dei dipendenti. 

Su oltre 5.000 lavoratori intervistati in nove Paesi, quasi la metà (47%) attribuisce allo stress sul lavoro il peggioramento della propria salute mentale, superando persino la pressione economica e le ansie legate all’intelligenza artificiale. Questo dato è particolarmente evidente tra i giovani: il 54% della Generazione Z e il 49% dei Millennial indicano lo stress lavorativo come il problema principale. Non è un caso che il 72% dei lavoratori italiani consideri il benessere un fattore determinante per la scelta di un impiego, con molti disposti a cambiare lavoro se le loro esigenze non vengono soddisfatte.

Fatica cronica e quiet quitting: una crisi in evoluzione

Secondo un’altra ricerca, Le dimensioni psicosociali del benessere mentale condotta da Stimulus Italia in collaborazione con le università di Bologna e di Palermo su un campione di 8.572 professionisti, oltre il 57% dei lavoratori dichiara di sentirsi spesso sopraffatto dalla necessità di recuperare energie. Questa fatica cronica si traduce spesso in un atteggiamento di distacco emotivo dal lavoro, portando al fenomeno del quiet quitting: il 28% degli intervistati ammette di lavorare “quanto basta” per adempiere ai propri compiti, senza impegno aggiuntivo.

Un altro dato preoccupante riguarda il turnover. Sempre la ricerca di Stimulus Italia ha rilevato che il 13,6% dei lavoratori italiani ha in programma di lasciare il proprio posto entro i prossimi 12 mesi, un fenomeno che potrebbe comportare gravi costi per le aziende, sia in termini di produttività sia di clima organizzativo.

Il ruolo del clima aziendale

Nonostante i dati allarmanti, emergono anche elementi positivi. Il rapporto di Stimulus evidenzia come un ambiente di lavoro caratterizzato da relazioni solide, supporto tra colleghi e riconoscimento professionale rappresenti un “fattore protettivo” per il benessere mentale. Ben l’80% degli intervistati dichiara di avere buoni rapporti con i colleghi, e il 74% si sente riconosciuto per i risultati raggiunti.

Diego Scarselli, Operations Manager di Stimulus Italia, afferma: “Gli interventi più efficaci non si limitano a offrire supporto psicologico individuale, ma puntano a migliorare l’intera organizzazione del lavoro. La gestione del carico lavorativo, l’autonomia e il riconoscimento sono fattori chiave per prevenire situazioni di burnout”.

Il ruolo del manager e delle politiche aziendali

Gallup evidenzia che i manager giocano un ruolo cruciale nel benessere dei dipendenti, rappresentando il 70% della variazione nel loro livello di coinvolgimento. Tuttavia, i manager stessi sperimentano spesso esperienze lavorative più negative rispetto ai loro team, con molti di loro più propensi a cercare un nuovo lavoro. Quando i manager sono coinvolti, però, i dipendenti tendono a esserlo altrettanto, dimostrando che la leadership è un elemento chiave per creare un ambiente di lavoro positivo.

Le politiche aziendali e legislative giocano anch’esse un ruolo importante. Nei Paesi con leggi significative sui diritti del lavoro, i dipendenti mostrano una salute emotiva migliore e valutazioni più positive della propria vita attuale. Il coinvolgimento è spesso associato a una maggiore speranza per il futuro, sottolineando l’importanza di un quadro normativo che tuteli il lavoratore.

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