Applicazione Total Reward: 4 competenze per avere successo secondo Simonetta Cavasin
La velocità e le sfide del mercato stanno mettendo le organizzazioni in una situazione di grande tensione: tensione verso il risultato, tensione verso la concorrenza, tensione verso il cambiamento, tensione per l’applicazione del Total Reward. Ne abbiamo parlato con Simonetta Cavasin alla vigilia degli eventi di Milano e di Roma
La velocità e le sfide del mercato stanno mettendo le organizzazioni in una situazione di grande tensione: tensione verso il risultato, tensione verso la concorrenza, tensione verso il cambiamento, tensione per l’applicazione del Total Reward.
L’applicazione del Total Reward rientra tra questi elementi tensori in maniera prepotente perché le sfide di cui parliamo hanno necessariamente al centro la capacità, la disponibilità, la competenza e l’ingaggio delle persone, che sono l’elemento flessibile dell’azienda in quanto in grado di adattarsi proattivamente ai nuovi scenari.
Questa consapevolezza è sempre meno uno slogan, sebbene non sia scontata la capacità, la possibilità e la disponibilità di un’azienda ad investire sull’applicazione di un approccio che richiede e genera un’evoluzione di tipo culturale.
Sta crescendo il numero delle imprese che lo applicano, ma di strada bisogna farne ancora molta, ci dice Simonetta Cavasin intervistata alla vigilia dell’evento di Milano dedicato al Total Reward. C’è un aspetto con cui bisogna essere in grado di fare i conti: l’incertezza e l’approssimazione. Da un lato è sempre più tangibile che ciò che oggi è importantissimo, che è un’emergenza, fra poco può essere soverchiato e annullato da un improvviso cambio di scenario, dall’altro fare i conti con l’approssimazione mette alla prova un cultura che sovente propende verso un perfezionismo, figlio di un concetto lineare di azienda e di contesto: con l’approssimazione e l’errore si convive malvolentieri.
L’applicazione del Total Reward tra incertezze e approssimazione
Eppure questa è la strada che evita la paralisi. Nell’iniziare un processo rinnovato di gestione delle risorse umane, di attraction, retention e engagement, si deve partire da ci che è più congeniale, famigliare e, quindi, magari imperfetto, piuttosto che pretendere un’applicazione dell’approccio Total Reward con tutti i suoi quattro quadranti allineati alla perfezione. Tale pretesa rischia, per assurdo di generare fortissime spinte espulsive, con il pericolo, più che certo, che si faccia terra bruciata su quel terreno che poteva ancora essere ricettivo. Ogni processo di cambiamento e innovazione deve tenere conto che l’azienda è un organismo vivamente, con una propria biologia, nascita evoluzione e fine, e, tra gli altri anche dotato di un sistema immunitario robusto.
Anche durante l’evento sull’approccio Total Reward organizzato da OD&M abbiamo avuto conferma di queste considerazioni, che Simonetta Cavasin, A.D. di OD&M Consulting, ha voluto condividere nell’intervista che ci ha rilasciato e di cui abbiamo già pubblicato la prima parte. Le aziende che sono venute a portare le loro testimonianze hanno mostrato percorsi in cui i quadranti vanno a velocità diverse, proprio perché la delicatezza dell’iniziativa richiede molta attenzione ai tempi di assimilazione. Stephen Covey parlava del recupero dei tempi biologici, che richiedono pazienza e capacità resiliente di sopportare le eventuali battute di arresto, i risultati non perfettamente in linea con le attese.
Essenziale diventa quindi sviluppare ed applicare competenze specifiche in grado di accompagnare la propria organizzazione verso un sistema diverso per mettere al centro le persone.
Verso un’applicazione del Total Reward: competenze necessarie
I ritardo con cui in Italia avviene l’applicazione del Total Reward ha delle ragioni strutturali e culturali ben precise.
Le aziende sono soprattutto di piccole e medie dimensioni, con funzioni HR spesso multitasking quindi il ritardo dell’ applicazione del Total Reward ha delle ragioni che non troveremmo in altri paesi, dove lo scenario e decisamente diverso. Pensare di compiere una mera azione di copia e incolla può rispondere ad atteggiamenti ingenui o, alla peggio, presuntuosi, mentre l‘adattamento del modello richiede un approccio critico e consapevole. Il ritardo ci da allora il vantaggio di osservare e osservarci, dice la Dottoressa Cavasin, e imparare dalle altrui esperienze con l’attenzione di adattare ai nostri contesti ciò che già è stato fatto altrove.
- Lucidità di analisi,
- Conoscenza profonda della propria realtà e del contesto in cui opera,
- Capacità di operare nell’incertezza,
- Realistica approssimazione agli obiettivi
sono 4 competenze che permettono di generare cambiamenti sostenibili e di accompagnare rispettosamente, ma con determinazione, l’organizzazione verso il suo futuro. Gli eventi di Milano e di Roma offrono l’opportunità di avvicinare e conoscere chi e cosa si sta già facendo con successo in Italia. Le buone prassi cui ispirarsi per raggiungere il miglior risultato possibile, esistono già.
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