Anticipo Pensionistico: il punto dell’Avvocato Gabriele Fava

L’APE volontario consiste in un vero e proprio anticipo sulla pensione che verrà restituito in 20 anni con trattenute sulla pensione alla banca che lo ha erogato

avvocato fava

Possono accedere all’APE volontario gli iscritti all’INPS e alle  forme sostitutive di previdenza obbligatori con almeno 63 anni e 20 anni di contributi.

L’avvocato Fava, che ci aveva già rilasciato un’intervista in proposito, ci fornisce un primo bilancio.

E’ atteso a breve il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che darà il definitivo via libera all’Anticipo Pensionistico volontario.

Questo in base alle dichiarazioni di Governo.

L’APE volontario,  disciplinato dalla Legge di Bilancio 2017,  tutt’ora è rimasto inattuato per la mancanza dei necessari decreti attuativi.

Tale legge ha previsto che gli iscritti all’INPS e alle forme sostitutive di previdenza obbligatoria con almeno 63 anni di età e 20 di contributi possano richiedere un anticipo pensionistico “volontario”.

Il meccanismo dell’APE volontario si articola in un vero e proprio anticipo sulla pensione consistente in un prestito. Anticipato da una banca poi verrà restituito in 20 anni con trattenute sulla pensione. Tra tasso d’interesse sul prestito, polizza assicurativa (che coprirà il caso di morte prematura) e commissioni, la decurtazione dell’assegno finale dovrebbe attestarsi sul 4-4,5% per ogni anno di anticipo.

Il cosiddetto APE volontario, una volta entrato a regime, si aggiungerà agli ulteriori strumenti previsti dalla Legge di Bilancio 2017.  Nelle intenzioni del Legislatore, dovrebbero contribuire a mitigare le criticità emerse nel sistema pensionistico italiano successivamente alla Riforma Fornero.

 

L’ Anticipo pensionistico social

A tal riguardo, è stato attivato dal 17 giugno 2017 l’APE social: un anticipo pensionistico a totale carico dello Stato.

Esso garantisce a chi abbia compiuto i 63 anni ed abbia versato almeno 30 anni di contributi  un assegno non superiore a 1.500 euro lordi al mese fino al compimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

Possono accedere all’APE social le seguenti categorie

  • i disoccupati senza più ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi;
  • gli invalidi civili (con almeno il 74% di invalidità);
  • i lavoratori con parenti di primo grado disabili a carico;
  • coloro che siano stati addetti ad attività particolarmente gravose per almeno 6 anni negli ultimi 7.

Le richieste di accesso all’APE social: i primi dati dell’INPS

Prendendo visione dei primi dati sulle richieste di accesso all’APE social pervenute all’INPS, è agevole constatare tutti i problemi generati dalla riforma varata dal Governo Monti nel 2012.

Dal momento, infatti, in cui l’Ente previdenziale ha reso disponibile sul proprio sito la procedura per poter richiedere l’APE social, si è registrata una media di tremila domande al giorno.

A fronte di una previsione del Governo di 35mila domande nel 2017, ne sono già state inviate più di 20mila in meno di due settimane. Esiste quindi il concreto rischio di sforare il tetto di 300 milioni di budget stanziato dal Governo.

 

Le criticità

Il meccanismo dell’anticipo pensionistico, sia esso social o volontario, pare, tuttavia, essere troppo penalizzante per i lavoratori.

Sorge, infatti, spontaneo chiedersi quale lavoratore sia disposto a subire una decurtazione invasiva e protratta nel tempo del proprio assegno pensionistico.

È possibile prevedere, perciò, che l’APE volontario sarà fruito unicamente da quei soggetti che versano in una situazione di reale e contingente bisogno.

La maggior parte dei lavoratori, invece, preferirà continuare a lavorare ancora qualche anno pur di non subire una decurtazione del proprio assegno pensionistico finale.

Ulteriore elemento critico potrebbe essere costituito dall’utilizzo nella prassi di escamotage volti a tentare di maturare i requisiti previsti dalla Legge senza subire una decurtazione dell’assegno pensionistico protratta nel tempo.

Tra i comportamenti che, ipoteticamente, potrebbero avere luogo si segnala

  • il ricorso a forme anomale di anticipazione del Trattamento di Fine Rapporto
  • o, come estrema conseguenza, l’aumento di “appeal” della NASpI, che potrebbe essere vista come una sorta di sussidio in attesa della maturazione dei requisiti anagrafici previsti dalla Riforma Fornero.

Gli interventi in materia di anticipo pensionistico  rappresentano più che altro un timido tentativo di mettere qualche “pezza” alle forti storture generate dalla Riforma Fornero.

È necessario, invece, puntare su riforme strutturali, che interessino l’intero sistema, piuttosto che continuare ad impegnare ingenti parti del bilancio pubblico su soluzioni tampone che (inesorabilmente) non raggiungono mai l’effetto positivo sperato.

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