Alla scoperta del valore del paradosso
L’età del paradosso, un libro di Paolo Iacci che parla all’impresa ma fotografa una società abituata a chiedere tutto e il suo contrario. Dobbiamo abituarci al pensiero non lineare, in grado di comprendere i paradossi insiti in una realtà complessa. La exit strategy, secondo l’autore, è passare dalla logica aut-aut a quella et-et
Quello di Paolo Iacci* è un libro che parla all’impresa, a chi si occupa di economia o di risorse umane. Ma non solo. L’età del paradosso (Egea, 184 pagg., 24 euro) parla a tutti noi perchè è una fotografia, anche spietata, della società in cui viviamo.
Enrico Sassoon, nella prefazione, mette a fuoco il senso delle pagine: è il libro di un autore che non sopporta la stupidità e vuole celebrare l’intelligenza. Il ricorso a paradossi, aforismi, citazioni sagaci di personaggi storici o di semplici cittadini, ha in fondo solo questo scopo: avvertire il lettore del rischio esistenziale che la società in cui viviamo sta correndo per l’aumento esponenziale di incompetenza, opportunismo e stupidità, ed esortarlo ad abituarsi a fare una cosa rivoluzionaria: la scelta giusta.
Iacci, attraverso il racconto di 25 paradossi narrati con il supporto di citazioni storiche e letterarie, ci manda a dire che dobbiamo comprendere il paradosso, da non confondere con la mera contraddizione. L’età del paradosso è figlia dei grandi cambiamenti sociali, dell’innovazione tecnologica, della globalizzazione: niente è semplice, tutto è complesso. Nelle impresa, dove i metodi standard funzionano sempre meno, e nella società. L’invito del libro è quello di riflettere in maniera critica sulle opinioni comuni, pensare lateralmente, guardare all’oggi e al domani. Metodi che rispecchiano l’autore: sicuramente non sarebbe andato ad Abilene (il paradosso di Abilene è uno dei 25 del libro).
Il paradosso è uno strumento di conoscenza, come il dubbio. Comprendere il paradosso vuol dire passare da una logica dell’aut-aut a quella dell’et-et. Tra il bianco e il nero ci sono migliaia di sfumature di grigio: in una società complessa dobbiamo attrezzarci per fare utili a breve termine e nel lungo periodo, difendere la privacy e spiattellare tutto in pubblico, adottare modelli agili e fare riunioni interminabili, mettere le persone al centro dell’organizzazione e poi fare tagli sul personale, parlare di talenti e circondarci di yes man operativi. La logica binaria non è la lente giusta per capire i tempi nostri, il pensiero non lineare ci aiuta di più, comprende i paradossi. Iacci la dice con Flaiano: “Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l’errore e il contrario di un errore fosse la verità. Oggi una verità può avere per contrario un’altra verità altrettanto valida, e l’errore un altro errore”.
Il libro di Iacci è una miniera di stimoli, una sfida alta: considerare le sfumature in una società in cui la fa da padrone la semplificazione del dibattito pubblico (mi piace-non mi piace, con quello o contro di quello senza se e senza ma, quelli del paradosso Dunning-Kruger per intenderci) è il modo giusto per ridare valore a ciò che ha valore, rimettere al giusto posto gli arroganti ignoranti pieni di certezze che fanno carriera, rivalutare l’importanza del “cacadubbi” all’interno delle organizzazioni. Per ovvie ragioni di spazio, qui ci si può limitare a qualche consiglio di lettura: il libro è da leggere perchè non è corrivo alle narrazioni dominanti. Perchè dice le cose senza remore. Perchè ci fa apprezzare i fenomeni da nuovi punti di vista, cioè cresciamo. Perchè c’è attenzione alla qualità della scrittura, che in un libro non guasta mai, anche se è un saggio a cavallo tra economia e sociologia. Perchè anche basta di ignoranza e gente che vive di divisioni. Perchè c’è una exit strategy.
Una sola avvertenza: agosto è un momento buono per leggere e leggere fa sempre bene, ma non pensate di trovarvi tra le mani un volume con 25 storielle paradossali da leggere sdraiati sotto l’ombrellone con concentrazione al minimo. La profondità è uno degli elementi che caratterizza quest’ultima fatica editoriale di Iacci.
*Paolo Iacci è presidente di Eca Italia, consulente di direzione e docente di Gestione delle risorse umane all’Università Statale di Milano. È inoltre presidente di AIDP Promotion, direttore scientifico del Master HR Executive del Sole 24 Ore.