Le imprese alla prova della gestione dei lavoratori senior

Nella contrattazione di secondo livello inseriti strumenti per incentivare il turnover con i giovani, ma la vera sfida è sull’Age management: in Italia c’è la popolazione lavorativa più anziana d’Europa. Il caso di Mr Kelp: assume solo over 50 in cerca di nuove opportunità dopo la lunga crisi economica

age management è la gestione dei lavoratori senior

Giovani è bello, giovani è meglio, troppi giovani senza lavoro. Vero, ma a volte anche un po’ di retorica giovanilistica. E i senior? Secondo Adapt, entro il 2030 la fascia di età degli ultra cinquantenni (50-64) sarà destinata a diventare la più rappresentata lavorativamente, attestandosi oltre il 25%. Ci sono strumenti contrattuali per incentivare il turnover giovani-anziani sul posto di lavoro (qui il nostro approfondimento sulla staffetta generazionale nel comparto bancario) e le imprese si stanno organizzando per affrontare l’invecchiamento della popolazione lavorativa: la gestione dei lavoratori senior è diventata una costola del diversity management. Poi ci sono casi particolari di age management, come quello di Mr Kelp

Solo senior in azienda

Mr Kelp, azienda fondata dai toscani Alessandro Marzocca, Simone Orselli e Serena Profeti, è specializzata in multiservizi e nella risoluzione dei problemi che possono presentare gli immobili. La particolarità è questa: al lavoro c’è solo personale over 50, quelle persone “sconfitte” dalla crisi e in cerca di una nuova opportunità. Uno degli obiettivi dell’azienda è ridare dignità lavorativa a uomini e donne esclusi dal mercato del lavoro, vittime della crisi che, dal 2008, ha colpito l’economia globale. Così, fianco a fianco, si possono trovare ex imprenditori ed operai liquidati dalle proprie aziende, mamme in cerca di una entrata per sostenere la famiglia e liberi professionisti fuori dal mercato (Per saperne di più).

L’Osservatorio

In Italia la popolazione aziendale invecchia e la vita del lavoratore si allunga. Se nel 2013 si contavano 17 milioni di individui over 50, si prevede che saranno 22,5 milioni nel 2033. Cambiano le fasi della vita e del lavoro, con le soglie anagrafiche di entrata e uscita dal mondo professionale slittate avanti di circa 10/15 anni. Sulla base di questi numeri, Randstad ha creato, nel 2013, un osservatorio sull’active ageing coordinato dal professor Tiziano Treu, prodotto ricerche e focus con imprese. Dopo la presentazione dei casi e la discussione in incontri con 700 HR Director di medie e grandi aziende, Randstad Italia ha formalizzato un modello di analisi e messo a punto un kit operativo di percorsi d’innovazione sul tema dell’organizzazione e del lavoro per le persone in età adulta, che le aziende possono applicare a seconda delle proprie necessità. Frutto del lavoro dell’osservatorio sono anche i consigli per pianificare politiche di intervento sull’invecchiamento attivo e il decalogo per l’Age Management.

Al lavoro i più anziani d’Europa

In attesa del pieno sviluppo di forme di staffette generazionali e mentorship per favorire l’ingresso di giovani sul lavoro, i dati dicono che non si può sottovalutare la gestione dei senior: abbiamo la popolazione lavorativa più anziana d’Europa. Nel 2016, afferma la Cgia di Mestre, l’età media degli occupati in Italia era di 44 anni, contro una media di 42 registrata nei principali paesi Ue. Negli ultimi 20 anni, inoltre, l’età media dei lavoratori italiani è salita di 5 anni, un incremento che in nessun altro paese stato così rilevante.

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