Energy Manager, figura cruciale per la sostenibilità aziendale
Gestisce i consumi energetici, guida la transizione sostenibile e sensibilizza i dipendenti: l’Energy manager è una figura chiave, in forte crescita in Italia, per il risparmio energetico e gli obiettivi climatici
Gestisce e verifica i consumi di energia all’interno di un’azienda e di un ente e rafforza nei dipendenti l’importanza della sostenibilità dei processi e delle attività, traguardo diventato imprescindibile dagli Accordi di Parigi del 2015 in poi.
È l’Energy manager, una figura che, a seconda della tipologia di struttura in cui opera, può assumere ruoli diversi mantenendo comunque le medesime caratteristiche. Che sia un dirigente o un consulente esterno, il suo compito resta quello di accompagnare le organizzazioni nel processo di efficientamento energetico e, collaborando con HR, può sensibilizzare i dipendenti su pratiche sostenibili e integrare la gestione energetica nella cultura aziendale, contribuendo alla transizione verso la sostenibilità.
Cosa fa l’energy manager
Come indicato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, “gli “Energy manager sono soggetti responsabili per la conservazione e l’uso razionale dell’energia”. L’articolo 19 della legge 10/1991 al comma 3 delinea in modo preciso i compiti di questa figura: “I responsabili per la conservazione e l’uso razionale dell’energia individuano le azioni, gli interventi, le procedure e quanto altro necessario per promuovere l’uso razionale dell’energia, assicurano la predisposizione di bilanci energetici In funzione anche dei parametri economici e degli usi energetici finali, predispongono i dati energetici di cui al comma 2 [ossia i dati comunicati all’atto della nomina]”.
Sono tante, dunque, le funzioni che queste figure possono possedere e vanno dalla verifica dei consumi alla loro ottimizzazione sia occupandosi direttamente della regolazione degli impianti, sia sensibilizzando i dipendenti ad agire secondo comportamenti consapevoli tesi a migliorare i processi e le performance. Talvolta si occupa anche degli acquisti di energia elettrica o di altri vettori energetici: può agire nella direzione di scegliere energia verde, così come di eliminare le emissioni di carbonio, impiegare materiali sostenibili e adottare politiche di viaggio sostenibili.
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Un ruolo in crescita in Italia
La scorsa estate Fire, la Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia, convenzionata con il Ministero, ha presentato il rapporto ‘Energy manager in Italia 2024’ dal quale si evince che il 2023 è stato un anno di crescita “record” per le nomine di energy manager in Italia, come si legge in un lancio Ansa: ne sono stati nominati, infatti, in totale 2.498, il 19% in più rispetto al periodo 2014/2020 e l’1% in più rispetto al 2020/2023, per un’energia gestita pari a 84 megatep complessivi (l’86% per l’industria).
Tra questi, 1.728 sono stati nominati dai soggetti obbligati, con un aumento del 17% rispetto al 2014/2020 e del 2% rispetto al 2020/2023.
Questo “record” che “ha invertito la tendenza decrescente manifestata dopo la crisi pandemica e la crisi dei prezzi, collegata alla riduzione dei consumi di energia in alcuni settori, soprattutto industria e trasporti”, ha spiegato Dario Di Santo, presidente di Fire.
Dal rapporto emerge che sono state 178 le energy manager donne nominate nel 2023, circa il 10% del totale. In termini di competenze, il 79% degli energy manager totali possiede una laurea tecnica, l’1% una laurea non tecnica e il 16% un diploma tecnico professionale. Nel 67% dei casi, inoltre, si tratta di dipendenti delle aziende coinvolte, nel 37% di consulenti. Tra gli energy manager cresce il numero di coloro che possiedono la certificazione di esperti in gestione dell’energia (Ege), il 21% per i dipendenti e il 73% per i consulenti. In aumento anche gli energy manager che lavorano all’interno di un sistema di gestione dell’energia (Sge).