Invecchiamento della popolazione, occupazione e longevity shock
Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai noto a tutti, esperti e non, e stiamo assistendo ad una ridistribuzione demografica senza precedenti, per cui entro il 2050 la proporzione di anziani tenderà a raddoppiare, passando dall’11% al 22% della popolazione totale. L’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i Paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra 65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale.
Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva (nei prossimi anni in Italia andranno in pensione circa 700.000 persone/anno ed entreranno nel mondo del lavoro solo circa 400.000 nuovi contribuenti/anno) tenderà ad aumentare anche l’onere socioeconomico correlato alle spese previdenziali così come la spesa sanitaria e di cura, causando il cosiddetto longevity shock.
Il tema della previdenza, sia obbligatoria sia complementare, è quindi di cruciale importanza, proprio alla luce dei profondi cambiamenti demografici, economici e occupazionali che caratterizzano il nostro tempo e che vedono, tra l’altro, le nuove generazioni, in particolare la Gen Z, affrontare carriere più frammentate e dinamiche, con contratti spesso atipici che ostacolano la costruzione di una pensione solida se basata solo sul sistema previdenziale obbligatorio, con sistema di calcolo dell’assegno tutto contributivo.
Previdenza complementare: sensibilizzazione e obbligatorietà
È fondamentale, perciò, educare i giovani all’importanza di iniziare presto un piano di previdenza complementare. Tema, questo, che è emerso chiaramente come punto di attenzione anche da parte del Presidente Fava. Molti giovani non percepiscono l’urgenza, pensando alla pensione come a qualcosa di lontano. Una maggiore consapevolezza potrebbe essere promossa attraverso campagne informative pubbliche e aziendali, magari iniziando proprio dalle scuole.
Fondamentale anche il ruolo delle aziende: serve coinvolgere i datori di lavoro che potrebbero essere incentivati, con norme ad hoc, a contribuire alla previdenza complementare per i propri dipendenti, rendendo questo benefit più accessibile, formando inoltre e sensibilizzando i dipendenti sull’importanza di pianificare la propria pensione per mitigare i rischi della longevità.
Una riflessione importante medita sulla possibilità di rendere obbligatoria una forma di adesione alla previdenza complementare. Potrebbe sembrare drastico, ma porterebbe grossi benefici, magari valutando un approccio graduale, come l'”opt-out”: con questo sistema, i lavoratori sarebbero automaticamente iscritti alla previdenza complementare all’atto dell’assunzione, ma potrebbero scegliere di uscirne volontariamente (opzione out).
I vantaggi portati da questo sistema, già sperimentati in Paesi come UK e Nuova Zelanda, hanno permesso raddoppi della percentuale di iscritti alla previdenza complementare nel giro di pochi anni.
Con questo sistema viene infatti eliminata la cosiddetta “inerzia decisionale su temi complessi” (non si sceglie), non è poi richiesto nessuno sforzo cognitivo per iscriversi e in più le persone tendono a considerare la scelta predefinita (adesione automatica) come quella più vantaggiosa. Ci sarebbe poi maggiore inclusione (tutti i dipendenti), versamenti regolari che aiutano l’accumulo di un capitale nel tempo e la contemporanea compensazione sull’incertezza dell’ammontare delle pensioni pubbliche.
In Italia, il sistema opt-out potrebbe essere introdotto per favorire l’adesione ai fondi pensione complementari, tenendo conto di alcuni fattori:
- Cultura previdenziale: la sensibilizzazione sul tema deve accompagnare la riforma per evitare che l’adesione automatica venga percepita come una forzatura.
- Sostegno normativo e fiscale: agevolazioni fiscali e incentivi statali potrebbero favorire l’accettazione del sistema.
- Ruolo delle aziende: coinvolgere i datori di lavoro nel finanziamento dei piani pensionistici, senza gravare eccessivamente sui costi aziendali.
Semplificazione e digitalizzazione
Molti cittadini percepiscono il sistema previdenziale come opaco e complicato. Un linguaggio più semplice e una comunicazione trasparente potrebbero incentivare la partecipazione anche alla previdenza complementare. Serve quindi rendere la relazione cittadino-INPS più accessibile e agile, anche tramite una maggiore digitalizzazione. Portali user-friendly, app intuitive e sistemi di assistenza virtuale potrebbero migliorare l’interazione, migliorando la trasparenza e la capacità di pianificazione dei cittadini. Strumenti digitali possono calcolare con precisione l’impatto della longevità sui risparmi previdenziali aiutando a progettare piani pensionistici più solidi.
La riforma previdenziale dovrebbe essere affrontata in ottica sistemica, considerando la sostenibilità a lungo termine. La creazione di incentivi fiscali per la previdenza complementare e una revisione del sistema attuale per adattarlo ai nuovi modelli di lavoro sono passi fondamentali.
La sensibilizzazione su questi temi, la creazione di soluzioni flessibili e innovative e il miglioramento delle relazioni tra cittadini e istituzioni sono elementi chiave per affrontare il problema previdenziale. Affrontare ora queste sfide è essenziale per garantire un futuro previdenziale stabile per le generazioni a venire.
Il longevity shock è una sfida strutturale che richiede un intervento deciso e coordinato tra governi, istituzioni finanziarie e aziende. Il futuro delle pensioni dipenderà dalla capacità di anticipare questi cambiamenti demografici, promuovere la previdenza complementare e adottare politiche innovative per garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici