Educazione vs impiego, è ancora gap tra studi e occupazione

Non scompare il divario tra livello di istruzione raggiunto e mansioni lavorative, più netto nei Paesi a basso reddito. Più svantaggiate le donne che, anche quando molto istruite, svolgono più spesso lavori non coerenti con gli studi. I rapporti di ILO e Almalaurea

Solo la metà delle persone occupate in 130 Paesi del mondo svolge un lavoro che risponde al proprio livello di istruzione. A fornire questa stima è l’ILO (International labour Organization) che aggiunge un’altra indicazione, frutto di un’accurata indagine in questo senso: la restante metà o è sovra-istruita o sotto-istruita. 

Il divario tra livello di istruzione e tipo di occupazione nel mondo resta, quindi, notevole nonostante gli sforzi compiuti per rispondere “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” e degli “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”.

Un altro rapporto, quello di Almalaurea “Sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati”, basato su un’indagine che riguarda circa 660 mila laureati di 78 atenei nel 2023, mostra che in Italia, a un anno dal titolo, il tasso di occupazione è pari al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra quelli di secondo livello. La coerenza del tipo di lavoro con gli studi fatti si manifesta circa al quinto anno dopo la laurea e “risulta molto efficace o efficace per il 69,4% e per il 75,7% degli occupati di primo e secondo livello”

Osservando il background di queste persone, si evince che la condizione della famiglia di provenienza incide sulla scelta del percorso formativo: il 22,4% dei laureati è figlio persone di elevata estrazione sociale e proviene da studi di tipo liceale (per il 73,5%) anche se negli ultimi anni il trend è in lieve controtendenza. 

Inoltre, l’età media alla laurea per il complesso dei laureati del 2023 è pari a 25,7 anni: 24,5 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i magistrali a ciclo unico e 27,2 anni per i laureati magistrali biennali e si è abbassata dopo l’introduzione della riforma universitaria 509/1999. 

Il divario nel mondo

Tornando ai dati forniti da ILO su scala globale, le donne e le ragazze in generale risultano essere ancora la categoria più svantaggiata; altra discriminante quella economica: nei Paesi a reddito più elevato circa il 60% delle persone riesce a svolgere mansioni in linea con il proprio livello di istruzione; la percentuale scende al 52% nei paesi a reddito medio-alto e al 43 in quelli a reddito medio-basso.

Nei Paesi a basso reddito, solo un lavoratore su quattro svolge un lavoro corrispondente al suo livello di istruzione. D’altro canto, accade anche che la sovra-istruzione sia una condizione più tipica dei Paesi a reddito alto e la sotto-istruzione di quelli a reddito basso. 

Le motivazioni, nel primo caso, sono diverse, poiché talvolta può succedere che le persone con un alto livello di istruzione scelgano occupazioni di tipo inferiore al loro percorso educativo perché non vogliono ricoprire ruoli troppo stressanti, oppure può trattarsi di fasi temporanee confinate ai primi anni di lavoro, ma in alcuni casi ciò che si evidenzia è una stortura del mercato che contempla un numero maggiori di persone molto istruite rispetto a ciò che il mondo del lavoro concretamente offre. 

Nei Paesi a basso reddito si trovano lavoratori che possono essere sia sotto-istruiti – circa il 70% – perché spesso non è proprio disponibile un tipo di formazione qualificante e si tende ad apprendere per esperienza. D’altro canto, la sovra-istruzione può portare con sé salari più bassi e in generale una scarsa gratificazione nei lavoratori; la sotto-istruzione spesso anche scarsa produttività e una probabilità maggiore di perdere il posto specie nei periodi di crisi. 

In questo contesto occorre soffermarsi sulla condizione specifica delle donne, facilmente molto istruite, anche più degli uomini, nei Paesi ad alto reddito, e meno in quelli a basso reddito, e, parallelamente, accade che trovino corrispondenza tra livello di formazione e posto di lavoro nei Paesi più ricchi piuttosto che in quelli più poveri, dove spesso svolgono mansioni al di sotto del loro livello di istruzione. 

Succede anche che donne molto istruite accettino mansioni inferiori al loro livello di istruzione perché in questo modo riescono a conciliare maggiormente il lavoro con le incombenze domestiche: ecco perché occorrerebbe suddividere più equamente le mansioni tra uomini e donne.

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