Open Badge: la gestione del CV tra blockchain e digital credential

Nel grande mondo dei distintivi digitali, primeggiano gli Open Badge, digital credential in grado di certificare competenze, capacità, partecipazioni a corsi o attribuzione di crediti. Sono basati su uno standard internazionale e sono inviolabili e verificabili da chiunque e in tempo reale. Abbiamo approfondito il tema con Luigi Susanna di Reiss Romoli

CV Blockchain

Digital credential, blockchain, distintivi digitali, competenze da mettere a curriculum: c’è ancora poca chiarezza nel nostro Paese intorno al loro funzionamento e ai vantaggi che il loro utilizzo può portare, sia per i talenti alla ricerca di un lavoro sia per i datori di lavoro alla ricerca di professionalità da ingaggiare. 

Ne parliamo con Luigi Susanna di Reiss Romoli, che ci parla di una tipologia specifica di digital credential. Con lui capiamo meglio cosa sono gli Open Badge e a cosa servono. “Si tratta di distintivi digitali con all’interno dei dati, che sono organizzati secondo un modello regolato da uno standard aperto e internazionale. Il vantaggio principale è che si tratta di un’immagine, arricchita con dei dati e, in quanto immagine, posso facilmente trasferirla ovunque in rete e sui social”.

“Ogni volta che condivido l’immagine condivido anche i dati, il contenuto informativo, una differenza sostanziale rispetto a quanto accade per gli attestati digitalizzati. Inoltre, cosa molto importante, ogni open badge è unico e personale. Bisogna solo sottolineare che lo standard definisce le modalità di organizzazione dei dati, mentre i dati stessi del badge sono di competenza dell’azienda che emette il badge (Issuer). In definitiva possiamo immaginare l’open badge come un attestato autoparlante che rimane nel tempo e non è un semplice certificato di fine corso: diventa un elemento di comunicazione, anche per l’azienda, che può così dimostrare la propria serietà. Collezionare open badge per il partecipante significa poter rappresentare al meglio le reali competenze acquisite continua Luigi Susanna. Con lui capiamo meglio tutti i dettagli. 

Quali caratteristiche particolari hanno gli Open Badge?

Gli open badge consentono di descrivere in maniera dettagliata diverse esperienze formative, inserendo una serie di caratteristiche distintive che in un curriculum tradizionale non sono rappresentabili: penso alle microcompetenze acquisite attraverso esperienze on field oppure ai corsi extracurriculari seguiti. In aggiunta, sono facilmente condivisibili, come abbiamo già accennato. Sono inviolabili e, soprattutto, sono verificabili online in qualsiasi momento: posso verificare sia l’aderenza allo standard, che verificarne l’identità del proprietario della digital credential. Un accenno va fatto al tema del GDPR: un badge non deve mai avere all’interno i dati in chiaro del proprietario, ma una rappresentazione crittografata.

Oggi siamo alla versione 3.0 degli Open Badge. Rispetto alla versione 2.0, rappresenta un’autentica rivoluzione, che con i suoi oltre 300 parametri, garantisce la copertura di una casistica maggiore della versione precedente». 

Che differenze ci sono con la blockchain?

Semplificando, da un punto di vista tecnico, la notarizzazione in blockchain è l’impronta dell’immagine che contiene i dati; è la cristallizzazione di quello che ho memorizzato e non è permessa alcuna modifica: se ho la necessità di aggiornare un dato, devo effettuate una nuova notarizzazione in blockchain. Questa tipologia di distintivo, quindi, va bene per oggetti statici nel tempo, ovvero per quelle certificazioni con valenza legale non soggette a obsolescenza né a modifiche, come la laurea, per esempio. Non è assolutamente “ecologica” per gli open badge che sono “validi” per un tempo breve (due/tre anni). Inoltre, la notarizzazione è davvero utile se si possiedono, per ogni operazione effettuata in blockchain, la ricevuta e il distintivo originale per dimostrare nel tempo la validazione del proprio certificato. Senza questi due elementi la notarizzazione è una sovrastruttura che non aggiunge valore.

I dati all’interno degli Open Badge non sono a rischio di manomissione o di falsificazione?

Assolutamente no! Non si tratta di documenti digitalizzati, che si possono modificare con Photoshop. L’open badge è personale, inviolabile e non manipolabile, neanche da un esperto di informatica. Il robusto processo di validazione predisposto per la verifica di un open badge è in grado di intercettare ogni tentativo di violazione dello stesso..

L’Open Badge, come abbiamo detto, cura lo standard, mentre i contenuti sono in capo all’azienda che lo emette, è corretto?

Esatto! È fondamentale che il contenuto sia esplicitato correttamente nell’Open Badge e più l’azienda è seria e maggiore sarà l’autorevolezza del distintivo. Proprio per verificare la qualità delle Digital credential emesse, abbiamo realizzato l’Open Badge Quality Index., uno strumento, disponibile online, che non solo mi dice se il badge è valido o meno, ma entra anche nel merito della qualità del badge stesso verificandone la coerenza con lo standard e gli aspetti di GDPR, con la restituzione sintetica di un indice di qualità del distintivo e un report sui controlli effettuati.

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