Ripensare le politiche del personale e l’esistenza dell’organizzazione in una chiave nuova: le risorse umane e la sostenibilità
C’è un nuovo modo di leggere l’impresa e la funzione HR, legato ai valori della sostenibilità ambientale e sociale in azienda. Ecco l’opinione di Paolo Iacci, Founder & Board Member, Fondazione AIDP Lavoro e sostenibilità ETS, Presidente di Eca e di AIDP Promotion, Professore a contratto, Cattedra Gestione delle risorse umane Università degli Studi di Milano e di Luca Solari, Professore Ordinario Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università degli Studi di Milano, fondatore, Orgtech.
Qual è il nuovo modo di leggere l’impresa e le funzioni HR?
A questa e ad altre domande hanno trovato risposte Paolo Iacci e Luca Solari, entrambi autori del libro “Sostenibilità e risorse umane”, edito da Franco Angeli.
Secondo Iacci sono diversi i fenomeni che, se esistevano già nel pre-Covid, sono letteralmente esplosi nel post-pandemia, anche se le aziende non sembrano ancora attrezzate in tal senso. “Pensiamo per esempio al mismatch sulle competenze: Confindustria dice che il 68% delle ricerche non sono andate a buon fine” ha ricordato Iacci durante il suo intervento in occasione all’edizione 2023 di Lavoro Sostenibile.
“Un’altra questione del post-Covid è quella della great resignation, anche se da un lato più che di dimissioni bisognerebbe parlare di coloro che hanno cambiato lavoro e dall’altro le prime indagini del 2023 indicano come il 41% vorrebbe già tornare indietro. Tutto questo ci dà comunque una indicazione precisa, ossia che le persone, dalla pandemia in poi, hanno cominciato a riflettere su priorità della vita come salute, relazioni, obiettivi e così via, tutti aspetti che sono percepiti come più importanti di prima”. Il problema però, secondo Iacci, è che: “le aziende ragionano ancora secondo i bisogni igienici indicati ormai 70 anni fa da A.H. Maslow, ma che oggi non trovano più riscontro”.
Ecco perché le funzioni HR diventano ancora più centrali. “Vanno completamente ripensate le politiche del personale e l’esistenza stessa dell’organizzazione in una chiave nuova. L’HR è chiamato in questo momento ad avere un ruolo da protagonista, necessario sotto il profilo etico, ma anche per le stesse aziende” ha aggiunto Iacci.
Per Solari c’è anche un tema di pressione verso la sostenibilità che ha a che fare con i limiti delle risorse a livello globale. “Se la risorsa in deficit è il capitale umano, è difficile trovare sostituti come invece potrebbe avvenire in altri contesti, per esempio in caso di difficoltà di approvvigionamento di materie prime. In questo caso la ragionevolezza dell’HR sta anche nella capacità di esplorare nuovi ambiti con azioni di recruitment inedite, per esempio, come è già avvenuto, rivolte a persone senza occupazione da formare” ha spiegato Solari.
“Un altro aspetto fondamentale – ha continuato Solari – è il recupero di una visione a medio-lungo termine sulle persone, valida anche nella logica attuale che, se non prevede più come un tempo il ‘posto fisso’, deve permettere anche all’interno di un rapporto con un orizzonte temporale definito tutto il supporto necessario ad accrescere l’occupabilità”.
E se la sostenibilità dipende anche da fattori esterni, come nuove normative e così via, “sono prima di tutto le logiche interne che dovrebbero tornare back to basis, ossia verso una ridefinizione della people strategy che inizia all’interno dei team operativi” ha sottolineato Solari.
Gli alleati degli HR
In un contesto dove la necessità di un cambiamento si fa urgente, chi sono gli alleati degli HR? Secondo Iacci sono, in primis, le persone anche se: “dal punto di vista delle funzioni un alleato potrebbe essere la compliance, per esempio sul tema del whistleblowing, così come i CFO che spesso gli HR vedono come contraltari, ma che hanno bisogno di ‘sostanza’ oltre che di numeri e dati quando devono redigere le parti non finanziarie dei bilanci”.
L’alleato degli HR è per Solari prima di tutto “la consapevolezza che la partita non va più rimandata e si deve giocare ora che la dimensione people è tornata a essere critica nelle decisioni aziendali così come nei modelli organizzativi”.