Quinto rapporto Adapt sul welfare occupazionale e aziendale in Italia

È stato pubblicato in open access il Quinto rapporto sul welfare occupazionale e aziendale in Italia, elaborato da Adapt in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Pur con un rinnovato impianto, l’aspetto centrale del Rapporto rimane il lavoro di analisi e mappatura del vasto universo della contrattazione collettiva, nonché dei principali sistemi bilaterali promossi dalle parti sociali. Un modo per comprendere come il welfare aziendale si stia diffondendo a livello settoriale, territoriale e aziendale proprio a partire dai contratti collettivi, in termini di nuove relazioni industriali.

Welfare

In un momento storico in cui il Welfare aziendale è sempre più un’espressione fondamentale di responsabilità sociale ed economica che, accanto alle tradizionali funzioni di assistenza e benessere dei dipendenti, rappresenta uno strumento per affrontare le nuove esigenze dettate dalle veloci trasformazioni del lavoro e dalle emergenze attuali – come la pandemia o i rincari dei costi energetici – Intesa Sanpaolo in collaborazione con la Scuola di alta formazione in Relazioni industriali e di lavoro di Adapt promuove “Welfare for People”, il Rapporto sul welfare aziendale e occupazionale in Italia a cura di Michele Tiraboschi.  Giunto alla quinta edizione, il Rapporto è frutto di una attività continuativa di monitoraggio del fenomeno, che comprende anche le nuove relazioni industriali e i nuovi modelli produttivi e di impresa, e rappresenta un aggiornamento del lavoro avviato da alcuni anni.

Tra le novità, l’edizione 2022 propone un approfondimento settoriale su terziario, distribuzione e servizi (nei precedenti Rapporti sono stati analizzati i settori metalmeccanico, chimico-farmaceutico e dell’industria alimentare), l’ambito lavorativo che registra il più elevato numero di impiegati e in cui sono presenti specifiche dinamiche di relazioni industriali, con una prevalenza della contrattazione nazionale e uno spazio comunque lasciato alla contrattazione aziendale.

Il Welfare nel terziario e il ruolo della sanità integrativa

Il primo dato che attira l’attenzione è quello relativo agli ambiti che assumono maggior peso e che sono quello della previdenza complementare (21%), dell’assistenza sanitaria integrativa (16%) e delle assicurazioni contro gli infortuni professionali ed extraprofessionali (16%): si tratta di ambiti nei quali la contrattazione aziendale – anche con interventi di welfare attraverso gli enti bilaterali territoriali – punta a ottenere condizioni di miglior favore anche rispetto a quanto previsto a livello nazionale ma, comunque, nell’ambito del perimetro tracciato dal Ccnl, mentre la contrattazione collettiva in materia di welfare aziendale regolamenta prevalentemente soluzioni di flessibilità organizzativa e di work-life balance.

La maggior parte dei Ccnl analizzati (44 su 58, pari al 76% del totale) prevede l’iscrizione obbligatoria e automatica dei lavoratori impiegati nelle aziende che applicano il contratto ai fondi negoziali di settore. Non mancano tuttavia sistemi contrattuali, per esempio nell’ambito del macrosettore dei chimici e nel campo delle aziende di servizi, in cui le parti hanno optato per l’introduzione 

di meccanismi di adesione volontaria mentre casi virtuosi si registrano in particolare nei settori chimico-farmaceutico ed energia & petrolio, in cui i processi di adesione ai fondi sono stati favoriti da un’incisiva azione della contrattazione aziendale sulla materia.

Guardando poi alle prestazioni garantite dai fondi, emerge una sempre più ampia capacità di copertura sia degli oneri a carico dell’utente per le prestazioni sanitarie del Sistema Sanitario

Nazionale sia di prestazioni integrative rispetto ai livelli essenziali di assistenza (Lea) che il Ssn fornisce ai cittadini.

Due sono poi i focus specifici previsti, sulla copertura del rischio di non autosufficienza – qui le misure si caratterizzano essenzialmente per l’erogazione diretta di prestazioni socio-sanitarie attraverso strutture convenzionate oppure, in alternativa, di rimborsi per le spese sostenute per sé o, in alcuni casi, anche per i propri famigliari, al fine di usufruire di misure che vanno dai servizi fisioterapici all’assistenza domiciliare attraverso figure quali colf e badanti. Frequente è anche la previsione di rendite da corrispondersi agli iscritti entro determinati limiti di tempo – e sulla risposta alla pandemia, ambito nel quale si evidenzia la rapida capacità di risposta dei fondi sanitari contrattuali, a fronte di circostanze inedite e non programmabili con anticipo, che ha contribuito a supportare imprese e lavoratori nella fase più complessa dell’emergenza Covid-19.

Verona, il welfare sul territorio

L’approfondimento territoriale del Rapporto di quest’anno analizza la diffusione del welfare aziendale e occupazionale nel territorio di Verona con particolare riferimento al settore del commercio e del turismo, continuando nel solco delle ricerche condotte nei precedenti Rapporti che hanno avuto come oggetto i territori di Bergamo, Brescia, Cuneo, Modena, Reggio Emilia e Parma.

Nei settori del commercio e del turismo, l’ambito territoriale è risultato essere la dimensione privilegiata per lo sviluppo di azioni di welfare da parte della contrattazione collettiva territoriale e degli enti bilaterali territoriali e anche in questi ambiti si stanno diffondendo, i piani di flexible benefit, anche grazie alla possibilità di conversione del premio di risultato, rintracciando la presenza di disposizioni volte a incentivare la destinazione di risorse all’ambito della previdenza complementare.

Nel 2021, la maggior parte delle erogazioni dell’ente bilaterale del commercio si è concentrata nell’area di sostegno alla genitorialità e quelle dell’ente bilaterale del turismo, per l’80% sono stati rappresentati da contributi di sostegno al reddito per dipendenti che usufruivano di ammortizzatori sociali. La contrattazione aziendale risulta essere invece meno diffusa come conseguenza delle dimensioni ridotte delle aziende e dell’elevata stagionalità di alcune attività.

«Il Rapporto conferma la vivacità nell’utilizzo dello strumento all’interno del variegato sistema di relazioni industriali italiane – ha commentato Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di Adapt –. Leggere il welfare da questo punto di vista aiuta a comprendere come questo possa declinarsi in modo differente a seconda delle specificità non solo settoriali ma anche della popolazione aziendale e dei territori nei quali viene implementato e utilizzato. Sono ancora molti i passi da compiere e non dobbiamo retrocedere verso una visione del welfare distante dalle esigenze di accompagnamento a imprese e lavoratori nelle complesse sfide che ci attendono e che già caratterizzano il mondo del lavoro. Sfide che richiedono la creatività e l’azione delle parti sociali proprio a partire dall’insieme variegato di strumenti che il welfare aziendale mette a disposizione».

Il progetto Welfare Hub

«Il Rapporto testimonia l’impegno che il Gruppo Intesa Sanpaolo rivolge al welfare aziendale e occupazionale e può contribuire a stimolare il dibattito collettivo sul tema – ha dichiarato Tiziana Lamberti, Direttore Sales & Marketing Wealth Management & Protection di Intesa Sanpaolo –. Il nostro obiettivo è costituire un punto di riferimento per le esigenze delle aziende e dei dipendenti, grazie a una offerta specifica. Welfare Hub è la nostra piattaforma di relazione digitale e multicanale che consente la gestione dei programmi di welfare aziendale, adottato da oltre 4.800 aziende clienti, a cui fanno riferimento oltre 206mila dipendenti. Inoltre, tramite la Divisione Insurance, proponiamo soluzioni di previdenza complementare così come coperture collettive per rischio infortuni e salute dedicate al mondo business per le aziende interessate ad assicurare intere categorie omogenee di lavoratori».

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