Employer branding, cosa cercano i candidati
Uno studio di Ranstad mette in luce quanto la reputazione delle aziende incida nella ricerca del posto di lavoro.
Se è vero che è importante il modo in cui i candidati si presentano alle aziende, è altrettanto vero il contrario. Anche chi cerca lavoro è influenzato dalla reputazione delle aziende: il 62% dei candidati svolge una ricerca sui social media prima di inoltrare un’eventuale domanda.
Una recente ricerca effettuata da Randstad – l’Employer brand research 2019 – mostra con chiarezza che i talenti migliori prendono in considerazione il valore del brand e che le aziende con una buona reputazione attraggono il doppio delle richieste. Il dato più forte riguarda l’allineamento del candidato con la cultura aziendale: il 76% dei lavoratori che si trovano bene nella propria azienda in termini di corrispondenza di valori è propenso a consigliare il proprio datore di lavoro.
Il sondaggio realizzato da Ranstad rappresenta uno studio di grande rilevanza sul tema dell’employer branding ed è effettuato su 200 mila persone in aziende che operano in 32 paesi, rappresentative di più del 75% dell’economia globale, oltre che di un’ampia fascia di età cha va dai 18 ai 65 anni.
La ricerca di Ranstad
I cinque criteri più importanti nella scelta di un datore di lavoro sono innanzi tutto un buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata (53%), l‘atmosfera di lavoro piacevole (52%), retribuzioni e benefit (47%), sicurezza del posto di lavoro (46%) e visibilità del percorso di carriera (37%).
È evidente che conoscere la differenza tra ciò che i dipendenti cercano e ciò che pensano di trovare nel posto di lavoro è fondamentale per un employer branding efficace. A tale proposito, emergono delle discrepanze tra ciò che i lavoratori vorrebbero e ciò che pensano di poter trovare in una azienda: il work-life balance, messo in cima alla lista dei desideri, è solo al nono posto – nella percezione dei candidati – nella lista di ciò che i datori di lavoro possono offrire, con un sostanziale allineamento tra Italia ed Europa. Un’atmosfera di lavoro piacevole, un buon sistema di retribuzione e un equilibrio tra vita lavorativa e privata sono aspirazioni che i candidati hanno, ma che non si aspettano di trovare nelle aziende.
Le ambizioni, poi, cambiano anche a seconda delle età: ad esempio i più giovani (18-24 anni, generazione Z) dichiarano di aver bisogno soprattutto di un ambiente di lavoro piacevole (56%), mentre per i 25-34enni (millennial) risulta importante anche un chiaro percorso di carriera (42%); i 35-54enni (generazione X) cercano soprattutto la posizione “comoda” del posto di lavoro e i 55-64enni (boomers) sono più preoccupati della solidarietà finanziaria dell’azienda.
Cambiare lavoro
In Italia si cambia lavoro meno che in Europa, ma la volontà di farlo è più elevata (30% in Italia e 27% in Europa). Infojobs è il canale più utilizzato (al 51%), seguito immediatamente dalle agenzie di selezione del personale (50%). Linkedin e Google sono al 36% e 34%, Facebook al 22% e il centro per l’impiego al 21%; Twitter è l’ultima scelta, per la ricerca lavoro, collocandosi al 5%.
Importante anche capire le motivazioni che spingono a restare nella propria azienda o, invece, a cambiare lavoro: il 45% delle persone resta perché ritiene di beneficiare di un buon equilibrio tra vita lavorativa e personale; il compenso inadeguato, dall’altro lato, è ritenuto dal 47% degli intervistati il primo motivo per lasciare il posto di lavoro. Anche in questo caso, le priorità cambiano a seconda dell’età: la generazione Z (18-24enni) resta se sente garantito un percorso di carriera soddisfacente (al 34%), i millennials (25-34 anni) restano se ricevono una buona formazione (al 29%), la generazione X (35-54enni) predilige al 39% la comodità e i boomers (55-64enni) rimangono se si sentono sicuri (46%). In ogni caso, se il posto di lavoro è sicuro, si è disposti in generale a rinunciare a una retribuzione superiore.
Il datore di lavoro ideale
Il 29% degli italiani preferirebbe lavorare in una multinazionale, ma anche in questo campo esistono differenze significative tra le fasce anagrafiche: la generazione Z apprezza più delle altre la possibilità di lavorare per una start up (10%), i millennials prediligono le multinazionali (32%), la generazione X preferisce la piccola/media impresa (19%) mentre i boomers (19%) non hanno preferenza. Infine, i datori di lavoro più attrattivi in Italia risultano essere Ferrero (78,5%), Bmw (73,2%), Lamborghini (72,6%).