Chi lavora la domenica: in Italia sono più di 4 milioni di persone
Più di un dipendente su cinque è impegnato nei giorni tradizionalmente dedicati al riposo. Nella Pa sono il 27,3%. Ma l’Italia resta al di sotto della media dei Paesi dell’area Euro
È notizia recente: il 1° novembre i sindacati del commercio pugliesi hanno indetto uno sciopero per protestare contro il lavoro domenicale e festivo. Un’iniziativa che riporta l’attenzione su uno dei temi caldi di questo autunno, e cioè la proposta di legge che limiterebbe le aperture domenicali degli esercizi commerciali. Associazioni di categoria come Federdistribuzione fanno sapere che l’impatto della misura danneggerebbe pesantemente il settore, mettendo a rischio nel lungo periodo fino a 40 mila posti di lavoro. Altri, come i sindacati, invocano invece una legge più restrittiva, in grado di garantire agli impiegati del commercio ritmi lavorativi tali da consentire loro di trascorrere le feste con i propri familiari. Mentre è ancora in corso la discussione parlamentare, i dati ufficiali ci dicono però che prestare servizio nei giorni tradizionalmente dedicati al riposo è una consuetudine per più di 4 milioni di italiani.
Secondo le elaborazioni di Adapt (l’Associazione per gli studi internazionali e comparati sul diritto del lavoro) su dati Eurostat 2017 i lavoratori “della domenica” nel nostro Paese sono per la precisione 4,65 milioni solo tra i dipendenti, pari al 20,6% del totale degli occupati. Nel 2008 la percentuale degli interessati si attestava già al 17,4%, un dato inferiore di appena 3,3 punti rispetto a quello del 2017. Tra gli uomini il dato sale al 21,2% mentre tra le donne scende al 20,1%. Inoltre, solo il 28,8% di chi lavora la domenica – circa 1,34 milioni di cittadini – lo fa saltuariamente. Per il restante 71,8%, l’impegno è più costante.
Sono numeri importanti, ma va rilevato che quello italiano è comunque un tasso inferiore alla media del 18 Paesi dell’area Euro, che raggiunge il 21,2%, e tocca punte del 40% in aree come quella scandinava.
Chi sono, queste persone? Non solamente addetti al turismo, alla ristorazione o operatori impegnati nei servizi pubblici essenziali, ma personale attivo nel settore dell’industria manifatturiera, nella logistica, nella cultura, nell’agricoltura o nell’allevamento.
Lontano dai nostri occhi, o semplicemente meno visibile – spiegano Luca Vozella e Carlo Zandel in un articolo pubblicato il 31 ottobre sul bollettino Adapt – c’è un mondo produttivo che non si ferma mai, e che coinvolge un lavoratore su cinque.
Restando al solo Belpaese, l’Istat rivela che il settore maggiormente interessato è quello turistico alberghiero e della ristorazione, che vede impiegati 723 mila dipendenti (il 69,3% del totale), seguito da sanità (679 mila, il 43%), e dal commercio, (628 mila impiegati, con un tasso del 30,6% del totale addetti). Seguono Industria (363 mila persone) e Pubblica amministrazione (341 mila, dove il lavoro festivo interessa però il 27,3% del personale, più di uno su quattro), e infine Trasporti e magazzinaggio (234 mila gli addetti, il 23,9%).
Fatto salvo per i servizi di pubblica utilità, dove vigono regole a sé stanti, anche in Italia come nel resto d’Europa il lavoro domenicale e festivo è regolato da norme quadro. La legge 260/1949 fissa 15 ricorrenze annue (tra cui compaiono per esempio Natale, il Primo maggio e Ferragosto), in occasione delle quali la prestazione lavorativa non può essere pretesa dal datore di lavoro, ma deve essere frutto di un accordo tra le parti. Esistono invece meno vincoli sul riposo domenicale, che può essere spostato su un altro giorno della settimana, in base all’articolo 9 del Dlg 66/2003.