Congedo di paternità, c’è il rischio di fare passi indietro
Senza interventi normativi, l’estensione del congedo obbligatorio da 2 a 4 giorni cesserà a fine anno. Partita una petizione online per chiedere l’estensione del congedo obbligatorio per i papà a 10 giorni, come avviene nei Paesi UE con politiche avanzate di sostegno alle famiglie
La sperimentazione sull’estensione del congedo di paternità non può finire nel silenzio, ricacciata nel dimenticatoio della politica tra le cose poco importanti di cui occuparsi. Eppure è quello che sta succedendo. I timidi passi avanti fatti negli scorsi anni rischiano di finire in nulla, si prefigura un ritorno al passato (ma non tanto passato) che vede le donne sacrificare le possibilità di carriera per dedicarsi alla cura dei figli piccoli. Ma quale parità…
La storia
La Legge di stabilità 2018 (che ha introdotto diversi provvedimenti sul tema del supporto ai nuclei familiari con figli) ha esteso il congedo di paternità obbligatorio remunerato al 100% da 2 a 4 giorni. Tuttavia, in assenza di interventi normativi di proroga della misura, tale sperimentazione andrà a concludersi alla fine dell’anno. Questa iniziativa ha un impatto modesto sulla suddivisione dei carichi familiari, ma un elevato valore simbolico in termini di pari opportunità.
La petizione
Per evitare che il congedo di paternità finisca nella soffitta della politica, è stata lanciata una petizione online promossa da alcuni docenti e professionisti che da anni si occupano del tema. I firmatari chiedono al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato e ai Parlamentari di attivarsi affinché il congedo di paternità obbligatorio sia reso strutturale e venga aumentato a 10 giorni, così come già previsto in altri Paesi europei.
I dati
Secondo il rapporto annuale Istat 2018, l’occupazione femminile in italia ha raggiunto quasi il 49%, al penultimo posto (prima della Grecia, seppur con un lieve miglioramento) nella classifica europea sulla quota delle donne che lavorano, circa 13,5 punti in meno rispetto alla media europea. Sul fronte della natalità le cose non vanno meglio: per il terzo anno consecutivo i nati in Italia sono stati meno di mezzo milione: il minimo storico dall’Unità d’Italia. Pesano la precarietà lavorativa, la diminuzione del reddito e, in generale, l’incertezza sul futuro e la debolezza delle politiche familiari.
L’Europa
Per gli Stati con politiche familiari deboli e squilibrate potrebbe essere fondamentale la spinta dell’Europa, ma le notizie non sono incoraggianti, perché le trattative in corso hanno annacquato la proposte di direttiva (che prevedeva inizialmente dieci giorni di congedo di paternità), con l’obiettivo di lasciare agli Stati membri piena libertà in materia. Il voto in plenaria a Bruxelles sulla direttiva è atteso per il 14 gennaio 2019. Questi mesi saranno fondamentali per capire l’orientamento dell’UE in materia e le ricadute sull’Italia.