Meglio la Corporate Academy, la formazione si fa in azienda
Sono una innovativa risposta alle esigenze di formazione delle imprese, in grado di coniugare innovazione e trasmissione del patrimonio di conoscenze aziendali. La Motorvehicle University of Emilia-Romagna protagonista in Silicon Valley
La formazione è sempre più strategica per l’impresa ma deve essere sempre più calibrata sulle esigenze dell’azienda e adeguata a modalità di lavoro nuove e in continua trasformazione.
Una risposta a queste esigenze sono le Corporate Academy (o University), vere e proprie scuole di formazione aziendale ma con la caratteristica di essere aperte all’innovazione esterna. Le loro funzioni principali sono la salvaguardia e la trasmissione del patrimonio di conoscenze aziendale e garantire l’innovazione attraverso confronti e rapporti con Università, istituti di ricerca e con il vasto mercato delle conoscenze. Negli Usa sono una realtà consolidata (oltre 4.000) ma anche in Italia stanno crescendo.
Assoknowledge, l’Associazione italiana dell’Education di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, ha censito nel 2017 43 academy italiane, in aumento rispetto alle 35 del 2015.
Nel 2016 lo stesso Rapporto collocava l’Italia seconda in Europa, dopo la Germania con 51 e quasi alla pari della Francia che ne contava 39. È in via di pubblicazione il rapporto 2018 che, oltre alla variazione dei numeri delle Academy, registrerà anche una loro trasformazione qualitativa. Una “nuova modalità di education”, per dirla con le parole di Laura Deitinger, presidente di Assoknowledge. Non più una formazione in aula con docente in cattedra, ma un confronto tra imprenditori, manager o tecnici impegnati nelle stesse sfide.
“Il nuovo Rapporto – anticipa il curatore dello studio, il professor Giuseppe Cappiello dell’Università di Bologna – rivela che la generazione di nuova conoscenza segue le stesse dinamiche della realizzazione dei prodotti industriali, con mansioni e reparti definiti”.
L’erogazione di formazione in forma tradizionale o la concessione di bonus ai propri dipendenti per frequentare corsi o master universitari, non solo per il top management, sta diventando una costante della contrattazione integrativa e della strategia delle imprese per qualificare il proprio personale.
Da Wal Mart alle multinazionali familiari della Via Emilia, gli esempi sono molti; le Academy sono il passo successivo.
In Emilia-Romagna si concentra la metà di quelle italiane, alcune di loro fanno scuola nel mondo. È il caso di Muner la Motorvehicle University of Emilia-Romagna, nata da un accordo tra università (Bologna, Ferrara, Modena-Reggio e Parma) e case motoristiche del territorio che rappresentano l’eccellenza del Made in Italy: Lamborghini, Dallara, Ducati, Ferrari, Haas F1, HPE, Magneti Marelli, Maserati, Pagani e Toro Rosso. Muner ha avviato due lauree internazionali, suddivise in sei percorsi specialistici.
“L’obiettivo è attrarre nella regione – spiega Filippo Di Gregorio, human resources director di Dallara – i migliori studenti universitari di tutto il mondo. Di recente Muner è stata protagonista in Silicon Valley, nell’ambito di una missione della Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di attrarre talenti dagli Usa: nel primo anno (2017) ci sono stati 65 iscritti italiani, quest’anno ci sono già molti studenti dall’estero, di cui 15 di provenienza extraeuropea.