Le 10 competenze più importanti nel 2025: come sostenere la crescita aziendale
Il Future of Jobs Report del World Economic Forum individua 10 competenze fondamentali che i professionisti dovranno sviluppare per rimanere competitivi e pronti ad affrontare le sfide del futuro del lavoro

Sviluppare adeguate competenze trasversali è oggi un imperativo categorico: sono le parole del World Economic Forum di Davos, che nel suo Future of Jobs Report analizza la profonda trasformazione che sta vivendo il mondo del lavoro. Le professioni, grazie alle spinte della digitalizzazione e delle nuove dinamiche economiche, si stanno evolvendo e stanno cambiando a un ritmo forse mai visto prima.
Il report del WEF, che approfondisce quale sarà il panorama lavorativo nei prossimi anni, identifica un nucleo di 10 competenze più importanti nel 2025, fondamentali per affrontare con successo ed efficacia le sfide dei prossimi anni, rendendo possibile la crescita professionale per lavoratrici e lavoratori e una buona prosperità per le varie organizzazioni.
Analisi e creatività
Un punto di partenza imprescindibile è il pensiero analitico: non si tratta di semplice logica, ma della capacità di scomporre i problemi complessi nelle loro componenti essenziali, così da poter valutare meglio tutti i dati e le informazioni a nostra disposizione. Un processo che diventa importante soprattutto nella nostra epoca di infodemia e di sovraccarico informativo: saper interpretare e utilizzare i dati – e saper stabilire le giuste priorità – aiuta a prendere migliori decisioni strategiche.
A fare da contraltare all’aspetto razionale c’è indubbiamente il pensiero creativo. Le due skill non si annullano a vicenda, ma anzi si completano in maniera sinergica. Essere creativi, più che avere le classiche ‘idee brillanti’, significa saper guardare oltre l’ovvio, e quindi connettere concetti in apparenza distanti, così da fornire soluzioni funzionali ai diversi problemi che possono presentarsi. Del resto, la creatività è il primo passo per l’innovazione a tutti i livelli: il trampolino di lancio per il possibile sviluppo di nuovi servizi, processi e persino prodotti.
Sapersi (auto)gestire
Gli esperti di Davos collocano poi resilienza, flessibilità e agilità tra le dieci competenze fondamentali: una triade di capacità e di modi di pensare che aiuta a gestire stress e pressione, facendoci riprendere dalle difficoltà con rapidità e senza l’eccessivo rischio di andare in burnout. La flessibilità si traduce anche nell’adattare la propria mentalità e il proprio approccio anche alle nuove circostanze: è la prontezza nel rispondere ai cambiamenti e a modificare la rotta quando è necessario.
A questi tre valori si legano anche motivazione e autoconsapevolezza: il motore interiore che ci spinge a fare bene e a raggiungere obiettivi verosimili. Conoscersi – conoscere sì i propri punti di forza, ma anche quelli critici – è, prima di tutto, la base della crescita personale e professionale.
Curiosità e lifelong learning, poi, arricchiscono questo quadro: la curiosità diventa il desiderio e la voglia attivi di esplorare – processi, concetti, comportamenti – per capire come funzionano le cose. È un potente motore propulsivo non solo al fare, ma anche all’imparare: e l’apprendimento, per essere efficace e funzionale, deve puntare a essere permanente, cioè a sviluppare sempre nuove competenze e conoscenze. Rimanere aggiornati, in effetti, è la chiave per restare sempre rilevanti nel mondo del lavoro.
Competenze relazionali e gestionali
Tra le skill che possono essere racchiuse in questa macrocategoria svetta la leadership, che non riguarda solo chi occupa posizioni manageriali, perché è piuttosto la capacità diffusa di ispirare, motivare e guidare gli altri verso un obiettivo comune, anche senza che si possieda una qualche autorità gerarchica. Significa, quindi, essere in grado di comunicare una visione, costruire consenso e influenzare positivamente il comportamento delle altre persone, anche attraverso la persuasione e la costruzione di buone relazioni.
Empatia e ascolto attivo sono poi altre due competenze relazionali particolarmente preziose, perché consentono di comprendere le prospettive, i bisogni e le emozioni di colleghi, clienti e collaboratori. Chi ha spiccate doti di ascolto attivo sa capire non solo quello che l’interlocutore dice, ma soprattutto quello che non dice: comprende il messaggio nel suo contesto e risponde quindi in modo appropriato. Queste due competenze diventano la chiave di volta per una comunicazione efficace e per la risoluzione dei conflitti, ma anche per la creazione di ambienti di lavoro più accoglienti e inclusivi.
Dal punto di vista organizzativo, invece, la gestione dei talenti è cruciale soprattutto per i manager e i leader HR: è la capacità di identificare, attrarre, motivare e trattenere le persone con le competenze e il potenziale necessari per il successo aziendale. Non solo: i manager dovrebbero essere in grado di far sviluppare ulteriormente tutti i propri dipendenti, accrescendo le loro skill e le loro naturali propensioni.
Infine, l’orientamento al servizio e servizio clienti mette al centro, appunto, la persona del cliente: è la volontà di anticipare, riconoscere e quindi soddisfare le esigenze degli altri, siano essi clienti esterni o colleghi interni (i cosiddetti “clienti interni”). Un “pacchetto” di competenze che si accompagna a proattività e problem solving, per un impegno costante alla costruzione di relazioni positive e durature.
Uno sguardo al 2030
Il report del World Economic Forum fornisce anche previsioni più a medio-lungo raggio: fermo restando che queste dieci “core skill” resteranno, con ogni probabilità, imprescindibili, nel giro di pochi anni acquisiranno ancora maggiore rilevanza tutte quelle competenze legate al campo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. L’alfabetizzazione tecnologica diventa quindi il punto di partenza per tutte le organizzazioni per restare al passo coi tempi e, per quanto possibile, persino precorrerli. Alfabetizzazione non vuol dire necessariamente essere esperti di programmazione, ma essere piuttosto in grado di usare con efficacia i vari strumenti digitali, le piattaforme software e le tecnologie emergenti che sono rilevanti per il proprio ruolo. Di riflesso, anche l’aspetto della cybersicurezza dovrà sempre più essere coltivato e sviluppato dalle aziende del futuro.